Red Ronnie: «La musica è drogata, il sistema corrotto. I talent? Pensano solo a fare soldi»

Red Ronnie: «La musica è drogata, il sistema corrotto. I talent? Pensano solo a fare soldi»

di Rita Vecchio
Caputo ha denunciato in un'intervista a Leggo che la musica in Italia è morta e Arbore gli ha dato ragione. Ora parla lui. Red Ronnie. Anticipatore e rivoluzionario, lui che la musica l'ha sempre raccontata senza compromessi.

È vero quello che dice Caputo sulla dittatura musicale?
«L'intero sistema è corrotto».

Che vuole dire?
«La musica ha perso importanza. La gente sente e non ascolta. I talent - tra pubblicità, media e numeri drogati - l'hanno distrutta: puntano solo sulla voce e su ragazzi androgini che scatenano le fan. Non sono un programma per la musica ma della televisione per lucrare su televoti. E, soprattutto, illudono col successo facile. Si pensa subito a vincere Sanremo e a riempire lo stadio.

Un nome?
«Il caso di Elodie è inquietante: esce da Amici, fa successo e poi si ritrova con soli 300 paganti».

E le case discografiche?
«Sono morte. Scaricare musica gratis toglie valore. Spotify fa concorrenza. Le radio creano playlist uguali. C'è degrado musicale».

Degrado?
«La musica è un problema per il sistema politico economico».

Cioè?
«I politici sono ignoranti di musica. Citano canzoni per conquistare i giovani, come fece Reagan che citò Springsteen. La politica dovrebbe salvare la musica».

E come?
«Con una legge. Basterebbe fare copia e incolla di quella francese».

E poi?
«Tornare a raccontare. Creare isole di salvataggio alla marmellata di musica, riportando la radio agli anni 70. Con Barone Rosso sono fuori dalle acque territoriali e quando ci entro, con Live In Vinile su RTL 102.5, lo faccio in modo diverso. Ho anticipato il vinile quando nessuno ci credeva».

Questione di indipendenza?
«No. Ho dato voce ad artisti sconosciuti e ai gruppi delle cantine, con Popster, Be Bop a Lula, i contest: Cafè Caracas, Decibel, Righeira, Negramaro, Erica Mou».

E quindi oggi come si fa successo?
«Bisogna salire sul palco. Suonare. Fare contest. E poi tanti no dolorosi e non tanti sì comodi. Il mio è un successo di credibilità, non finanziario. Ho dato spazio ai giovani senza chiedere edizioni musicali o percentuali di vendita. Qualcuno, ai tempi di Ivan Cattaneo, mi disse che stavo sputtanando il mercato. Vero: non ho mai preso tangenti».

Ha un sogno?
«Fare un archivio online. Per il resto, mi diverto molto».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 21 Maggio 2018, 17:27
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