Vinili, è boom da dieci anni e le major ora ci scommettono. L'esperto: «Rendono più dello streaming»

Vinili, è boom da dieci anni e le major ora ci scommettono. L'esperto: «Rendono più dello streaming»

di Claudio Fabretti
 Prove tecniche di sorpasso vinili-cd. Negli Stati Uniti ormai è realtà: nel 2020 - stando al rapporto annuale della RIAA - si potrebbe tornare a una situazione pre-1986, quando la discografia guadagnava più da 33 e 45 giri che dai compact disc. Un fenomeno non certo imprevedibile, considerati i 14 anni consecutivi di crescita. Ma i 504 milioni di dollari generati nel 2019 (dato più alto mai rilevato dal 1998), a fronte di una crescita più che raddoppiata rispetto al 2018, testimoniano un ulteriore salto di qualità.

E in Italia? Il trend degli ultimi dieci anni parla chiaro, con una crescita verticale dal 2012 ad oggi, quando il segmento del vinile occupa il 9% del mercato totale. E se le entrate delle vendite fisiche sono calate del 10,1%, la responsabilità è da addebitarsi interamente al comparto dei cd, svantaggiati del resto dalla progressiva scomparsa dei supporti per riprodurli (ad esempio, nelle auto). «Sta cambiando la percezione delle major - spiega Claudio Donato, ideatore del programma tv I miei vinili e gestore dello storico negozio romano Goody Music - Prima consideravano il vinile poco più di un gadget, ora ci scommettono per aumentare il fatturato. Del resto, se Vecchioni vende solo su vinile 25mila copie a 25 euro l’una, sono 625mila euro di fatturato: ci vogliono altrettanti download da iTunes a 1 euro per raggiungerli».

In Italia, in ogni caso, a consolidare il mercato è soprattutto l’aumento dei ricavi riconducibili ai servizi musicali in streaming, mentre i cd continuano a essere prodotti in numero largamente superiore a 33 e 45 giri. Ma l’onda lunga del vinile non è destinata a fermarsi. Anche se le fiamme che hanno avvolto lo stabilimento californiano Apollo Masters rischiano di mettere in ginocchio il settore: «Si trattava della principale industria di lacca del mondo - spiega Alessandro Cutolo di Elettroformati, storico studio italiano specializzato nella realizzazione di vinili - Ora resta solo il giapponese MDC. Si sta studiando quindi un modo per superare la lacca attraverso materiali nuovi. ma serviranno mesi. Intanto però la domanda cresce. Sarebbe paradossale non riuscire a produrre vinili proprio mentre tutti ce li chiedono». Ma difficilmente - verrebbe da aggiungere - basterà l’incendio californiano a spegnere la passione di questa inaspettata rivoluzione a 33 giri.
Ultimo aggiornamento: Martedì 10 Marzo 2020, 15:01
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