Michele Bravi: «"La geografia del buio" è il mio disco d'amore più grande»

Michele Bravi: «"La geografia del buio" è il mio disco d'amore più grande»

di Rita Vecchio

«Il dolore è una casa dove ho imparato a vivere». Lo sa bene Michele Bravi che il dolore lo ha attraversato. I motivi li conosciamo (nel 2018 è stato coinvolto in un incidente stradale nel quale ha perso la vita una donna). E oggi, a quasi 3 anni da quella tragica sera, Michele ha il coraggio di ripartire.

 
«È il disco d’amore più grande che io abbia scritto e interpretato». “La geografia del buio” esce domani, dopo che ad anticiparlo ci sono stati i singoli “La vita breve dei coriandoli” e “Mantieni il bacio”. Una stanza allagata in copertina, il divano, oggetti di vita quotidiana. Un concept album «arrangiato e registrato nel salotto di casa, con tutti i suoni, voci e rumori di sottofondo», che non ha paura di dire di avere avuto paura. Di non farcela.


Bravi, bentornato. Come si sente?
«Grato. È questa la parola giusta».


Perché dice che il buio ha una sua geografia? 
«Quando succede uno strappo, tutti i giorni ti chiedi perché. Ma il dolore non ha un senso. L’unica strada per uscire dal male è conoscerlo, accettarlo, conviverci, attraversarlo. È un titolo che racconta tracce che non hanno la presunzione di dire a nessuno come si esce dal buio. Non è vero che il dolore passa con il tempo. Non lo si può comprimere in un angolo. Il dolore va messo in mezzo a una stanza.

E la musica aiuta a disegnare il labirinto».


Chi le ha dato la mappa per orientarsi?
«Un angelo. Un ragazzo che mi è stato vicino pur dicendomi che avrei dovuto affrontare quello che mi stava accadendo da solo. È sempre dentro di me nonostante sia dall’altra parte del mondo ora. Mi ha dato mappa e bussola, mi ha disegnato un sentiero. C’è un suo vocale in inglese nascosto nel disco».


Coordinate geografiche: prima canzone dell’album?
«L’ultima. Al pianoforte. Strumentale. Erano i mesi in cui non parlavo e non sentivo, in cui ero privo di percezione del mondo reale. Senza forza. È un percorso a ritroso il disco. Parto dalla speranza e finisco con le note più cupe, le prime che ho scritto». 


Tra i suoi angeli, Chiara Galiazzo. E poi?
«Salire sul palco con lei, dopo mesi di silenzio, mi ha cambiato la vita. Ha saputo starmi accanto. Ci sono Fedez e Chiara Ferragni: Federico mi ha riportato in studio, mi hanno invitato a LA a casa loro senza nessun tornaconto. E poi, Maria de Filippi. E ancora Fiorello, che sa cosa ho provato più di altri: conservo i suoi vocali. Mi ha detto: ora torna alla vita». 


E lei è tornato alla vita.
«Queste persone mi hanno ricondotto per un attimo alla leggerezza. Alla bellezza. All’umanità. E io provo per loro una gratitudine infinita».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 28 Gennaio 2021, 23:56
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