Woodstock, giallo a 50 anni dal festival: mistero su biglietti e luogo della festa

Woodstock, il giallo a 50 anni dal festival più famoso di sempre

di Massimiliano Leva
Cinquant'anni fa, Woodstock. Ma la celebrazione, forse, non ci sarà. Basta il nome per ricordare un'epoca. Il festival musicale più famoso di sempre. Leggenda come la musica che ospitò, ma anche souvenir per nostalgici di un tempo in cui il rock era soprattutto foriero di pace e amore: elisir per giovani menti in lotta per un mondo migliore. A un mese esatto dal cinquantennale di quei tre giorni indimenticabili venerdì 15, sabato 16 e domenica 17 agosto 1969 a Watkins Glen si sarebbe dovuto celebrare la ricorrenza con la stessa formula: tre notti di musica e festa. Non si farà. O meglio: tutto ancora in stand by, per problemi di permessi. Anche le autorità della seconda location ipotizzata - Vernon Downs, nello stato di New York - non li hanno concessi. E la vendita dei biglietti online non può partire.

Woodstock, l'ex discografico Salvini: «Arrivai in elicottero in mezzo alla folla. Fu un'orgia di rock, passione e droghe»

Ma poco male: la leggenda continua. Perché in qualche modo, Woodstock fu un evento straordinario. In principio l'idea fu quella di un semplice concerto. Michael Lang, l'organizzatore, in fondo, era solo uno studente fuori corso che nel 1967 aveva aperto un negozio per hippie in Florida. «Pensavamo a 50mila spettatori massimo. Ci piaceva l'idea di un raduno pacifico nel bel mezzo della campagna dell'East Coast». Anche il luogo dunque venne scelto ad hoc: Bethel, una piccola città rurale dello Stato di New York, che sino ad allora aveva al massimo visto fiere di paese. E invece arrivarono in 500mila. Attirati da un cast stellare: oltre 30 artisti. Alcuni, vere e proprie star: da Jimi Hendrix a The Who, dai Grateful Dead ai Jefferson Airplane, da Janis Joplin a Crosby Stills Nash & Young. Altri lanciati definitivamente da quel palco: da Carlos Santana a Joe Cocker, che con la sua memorabile interpretazione di With a little help from my friends dei Beatles divenne un culto come quel festival.

Fu tutto così spontaneo e improvviso, come la pioggia che imperversò per molte ore, che alla fine gli organizzatori dovettero arrangiarsi alla meglio. Lunghe code intasarono le autostrade. Servizi igienici, cibo ed elettricità furono insufficienti e causarono seri problemi. Si contarono a musica finita due morti e due nascite. A nulla valse il tentativo in extremis di affittare per 25mila dollari altri terreni nel tentativo di contenere quell'enorme pubblico di giovani in estasi. Il passaparola aveva attirato fan da ogni luogo d'Europa e d'America.

Ma nonostante quelle migliaia di paganti, Michael Lang e soci guadagnarono alla fine più dai diritti del film e del disco pubblicati in seguito sui 3 giorni di Woodstock che dal festival stesso. Troppo alti i cachet da versare alle rockstar. Anche se a declinare l'invito a suonare, furono forse proprio i più esosi dell'epoca: da Dylan ai Beatles sino ai Rolling Stones. Questi ultimi impegnati in un tour che conclusero organizzando un concerto proprio simile a Woodstock, nel dicembre 1969, ad Altamont, California. Doveva essere un free concert ancora una volta di pace e amore, e invece segnò la fine dell'epoca hippie. Ma questa è tutta un'altra storia.

riproduzione riservata ®
Ultimo aggiornamento: Lunedì 15 Luglio 2019, 08:47
© RIPRODUZIONE RISERVATA