Achille Lauro e lo sfogo social: «La mia ambizione nasce dalla rabbia. Dormivo in una macchina, vivevo in uno squallido hotel»

Achille Lauro e lo sfogo social: «La mia ambizione nasce dalla rabbia. Dormivo in una macchina, vivevo in uno squallido hotel»
Achille Lauro si mette a nudo sui social. Il cantante, acclamato al Festival di Sanremo 2020, ha parlato della sua famiglia e dei suoi periodi più difficili, come quando dormiva in macchina o in squallidi, come lui stesso l’ha definiti, hotel.

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Nonostante le difficoltà, la famiglia l’ha aiutato a diventare quello che è oggi: «Sono figlio di gente onesta, di chi ha sacrificato una vita per il lavoro sopportando per anni di farsi sputare addosso senza mai ricevere nulla – ha scritto in un post condiviso su Instagram -  Mio padre di giorno insegnava pur di portare a casa quattro soldi e di notte non dormiva ossessionato dal rimanere condannato in una misera vita. Ho visto mia madre fare lavori umilianti ma caritatevoli. Mai dirò che mi ha fatto mancare qualcosa. La mia rabbia e la mia ambizione nasce dalle umiliazioni. Quello che hanno fatto alla mia famiglia mi ha fatto diventare chi sono. Mia madre ha vissuto per gli altri, andava sulla strada ad aiutare prostitute a salvarsi assumendosi grandi rischi, ospitava a casa bambini di famiglie in difficoltà anche quando noi stessi eravamo disperati».




«Sono contento perche è anche grazie a quello che abbiamo passato se sono qui e, nonostante abbia avuto un rapporto difficile con la mia famiglia, sono felice perché oggi mio padre ha conquistato quello per cui ha vissuto e mia madre ha un ruolo importante al mio fianco».

Un passato non facile in un luogo difficile: “Il mio nome è famoso perchè tutti hanno conosciuto me quando dormivo in una macchina, quando vivevo in uno squallido hotel a Boccea, quando avevo paura per mia madre, quando a Val Padana c’erano quei ragazzi e oggi sono rimasti solo ritratti sui muri e fiori.



Sono contento quando riesco a fare qualcosa per le persone che ne hanno bisogno tra cui alcuni dei ragazzi cresciuti con me fin da piccoli, protagonisti delle mie storie vere e del mio successo, che ancora oggi vivono un disagio che alcuni sono solo capaci di raccontare. No cantastorie. Documentario di una generazione. Sono diventato migliore di ieri perchè sono già stato chi nessuno sarebbe mai voluto essere e perchè quei ragazzi sono cresciuti avendo come esempio quello che non sarebbero mai voluti diventare. Gloria ai miei ragazzi, a chi è come noi e a chi non c’è più. È ora di aprire il nuovo sipario dove la morte stavolta è soltanto una messa in scena e dove si rimarrà per sempre”.


Ultimo aggiornamento: Venerdì 21 Febbraio 2020, 19:34
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