Vanessa Paradis: «Un film d’amore e di politica per dire che siamo tutti uguali»

Vanessa Paradis: «Un film d’amore e di politica per dire che siamo tutti uguali»

di Michela Greco
CANNES - «L’apparizione di un’icona venuta dritta dagli anni ‘80». Così Yann Gonzalez, regista di Un couteau dans le coeur, ha vissuto il primo incontro con Vanessa Paradis, star mondiale da quando, a 14 anni, cantava Joe le taxi, oggi figura simbolica della moda e del cinema francese. L’attrice ha partecipato al Festival di Cannes che si è appena concluso nei panni di Anne, produttrice di film porno gay e vittima di un’ossessione amorosa per la sua montatrice. Un ruolo che l’ha portata lontana dal suo consueto territorio e che le ha permesso, per la prima volta, di gareggiare per la Palma d’Oro.

Ha pensato che potesse essere un ruolo rischioso, visto che ha a che fare col cinema porno?
«No, perché ero molto colpita dalla sceneggiatura. Questo è un film d’amore e un film politico che incoraggia l’accettazione della diversità, contro cui di solito puntiamo il dito perché siamo creature spaventate. La verità è che siamo tutti, ugualmente, esseri umani, anche se magari non siamo nati con la stessa fortuna o negli stessi paesi, con le stesse politiche e le stesse regole. Siamo tutti solo esseri umani».

Come è stato immergersi nel look di fine anno ‘70?
«Mi sono così divertita! Quando indossavo quegli stivali rossi mi sentivo molto forte! Avevo una camminata speciale che mi dava fiducia in me stessa. E poi c’erano la parrucca bionda, il trucco... tutto è stato divertente e mi ha aiutato a preparare il personaggio». 

Lei era stata a Cannes in giuria e ora, per la prima volta, in concorso. Com’è stato?
«Quando ero in giuria sognavo di tornare a Cannes con un film e con un regista che mi teneva la mano sulla Montée des Marches. Mi piaceva essere una giurata, anche se prendere la decisione finale è stato difficilissimo, perché sapevamo che avremmo fatto la differenza nella vita dei registi e degli attori».

Ha attraversato il tappeto rosso nell’anno del #MeToo
«Ciò che è stato detto e scoperto in questo ultimo anno mi dà speranza, perché nel momento in cui individui un problema vuol dire che stai già provando a risolverlo. Ciò che è successo nel mondo del cinema sta facendo sì che si dia voce a molte donne, sta dando la forza di osare»
Ultimo aggiornamento: Martedì 22 Maggio 2018, 09:17
© RIPRODUZIONE RISERVATA