Brignano sceglie "Tutta un'altra vita": «Ma nella realtà, vorrei rivivere me stesso»

Brignano sceglie "Tutta un'altra vita": «Ma nella realtà, vorrei rivivere me stesso»

di Michela Greco
ROMA – Un bilocale con una cucina stretta stretta, due figli, una moglie con cui si condividono sacrifici e bollette e un lavoro spesso frustrante, quello di tassista. Enrico Brignano nei panni di Gianni, in Tutta un’altra vita di Alessandro Pondi, è un piccolo borghese in cerca di una svolta dalla strada dritta della sua esistenza, cui il caso offre la possibilità di affacciarsi in un altra possibilità di sé.

Due clienti facoltosi dimenticano nella sua auto le chiavi della loro villa con piscina e lui decide di appropriarsi della loro vita per la settimana in cui saranno lontani. «Sono rimasto affascinato dalla storia di questo tassista che trova sul sedile posteriore le chiavi per una nuova vita, misteriosa e affascinante», confessa Brignano, che nel film – al cinema da domani – incontra la donna da sogno Lola (Ilaria Spada), ma deve confrontarsi con la moglie Lorella (Paola Minaccioni). Il risultato è una commedia con incursioni nel dramma, una storia che evoca le difficoltà del vivere e dell’amare. E anche un po’ la lotta di classe.
 

Che storia è “Tutta un’altra vita”?
«È una commedia con un lato B che svela una gran confusione sull’identità e sui sentimenti».

Condivide con Paola Minaccioni un’intensa scena drammatica. Che significa per lei esplorare quel registro?
«In quella scena si sottolineano il 90% dei problemi di coppia, problemi che ci riguardano tutti. Il registro drammatico mi affascina perché ho le stesse ambizioni e frustrazioni di chi ha il dono di far ridere, ma vuole poter dimostrare altro, e in questo film ne ho avuto la possibilità. Era già successo in altre esperienze televisive e cinematografiche, e penso che succederà ancora. Credo che la mia stessa frustrazione l’abbiano avuta Manfredi e Troisi».

Qui si racconta di una crisi esistenziale, quella di un uomo di mezza età che rimette in discussione tutto...
«La revisione della vita è la cosa più importante. Noi tutti scriviamo quotidianamente il nostro copione, le nostre battute sono in perenne cambiamento. Quello che vorremmo essere è sempre da rivedere: mettersi in discussione non è segno di debolezza, ma di intelligenza. La cronaca ci dice che spesso certe convinzioni sfociano in grandi drammi; succede quando nella propria storia d’amore non si è stati capaci di rivedere il proprio personaggio».

Se potesse vivere un’altra vita per una settimana, nei panni di chi si metterebbe?
«Sceglierei una vita felice, la mia».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 13 Settembre 2019, 23:53
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