Glass, un rigore fallito a porta vuota: immondizia pura

Glass, un rigore fallito a porta vuota: immondizia pura

di Boris Sollazzo
Un autore fa guadagnare più di un miliardo di dollari con i suoi primi film. Poi ha un declino e repentino dopo (e durante) l'uscita di Lady in the Water, uno dei più brillanti casi di sabotaggio di un talento cristallino a opera di due major, senza esclusione di colpi. Infine il regista stesso si avviluppa nella sua depressione creativa finché non incontra la Blumhouse, esperienza straordinaria che ha aggiornato e migliorato la lezione di Roger Corman, e risorge con The Visit e Split. E ingolosisce tutti alla fine di quest'ultimo con un finale team-up in cui compare Bruce Willis. Parliamo di M. Night Shyamalan, uno che ha saputo sfiorare nella stessa carriera Steven Spielberg e Ed Wood. Glass doveva essere il suo Avengers, la (ri)consacrazione definitiva, il cult annunciato. Ed ecco riapparire il mostro del cineasta indo-statunitense: l'autosabotaggio. Quello che prende chi vuole precipitare quando è in vetta: ai tempi di Lady in the Water grazie a delirio di onnipotenza unito e a un'opera affascinante quanto involuta, qui invece con una serie di rigori a porta vuota neanche falliti, ma lisciati. Riesce, Shyamalan - da leggere rigorosamente urlandolo alla Maccio Capatonda - non solo a rovinare Glass, ma tutto l'universo a cui si riferisce, da Split a quel capolavoro di The Unbreakable, esplicitandone i sottintesi e sottotetti geniali, con spiegoni sballati sui fumetti che neanche Massimo Giletti quando parla di Adrian (a proposito, lo spot della miniserie meriterebbe un Bastardo senza gloria a parte).
Sarah Paulson, attrice tv che fa rimpiangere la Dottoressa Giò di Barbara D'Urso e la cagna maledetta di Boris, si ritrova a sostenere una sceneggiatura demenziale soprattutto nei suoi monologhi, che ammazzerebbero Meryl Streep, figuriamoci lei. Samuel L. Jackson si salva per tre quarti di film solo perché il suo personaggio è in catalessi, Willis è in una forma fisica imbarazzante quanto le scelte del suo personaggio, McAvoy decide di giocare da solo perché almeno si veda che è bravo. Il problema più grande, però, è il finale: rovinata una saga potenzialmente infinita ed entusiasmante, il regista ci dà la notizia peggiore. Ci sarà un sequel.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 24 Gennaio 2019, 08:29
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