Vi chiederete com’è possibile che un musical teatrale di tale bellezza sia divenuto materiale per il manuale del trash. È bastata una sola, demenziale scelta: consegnare ai gatti fattezze umane. O agli uomini e alle donne fattezze feline, fate voi. Farli diventare esseri indefiniti, su due zampe, ma coperti di peli, farci trovare di fronte goffi divi dai lineamenti gatteschi, riconoscibili quanto ridicoli. Come un travestimento di carnevale riuscito male, come un app di quelle che ti deformano perché tu possa fare la tua brutta figura quotidiana sui social.
A nulla vale la presenza delle storiche canzoni del 1981, con tanto di un Lloyd Weber che ne sforna un’altra inedita, mentre guardi sconvolto questa storia senza senso almeno quanto il riadattamento di Tom Hooper - il regista de Il Discorso del Re, per cui vinse l’Oscar, deve essere stato mangiato dai gatti, offesi per questo obbrobrio, e sostituito da un impostore -, ma nulla in confronto alle parole folli che costruiscono la colonna sonora.
A volte la trama ci interroga su come abbiamo creduto, a teatro, a quel gruppo di gatti che aspirano (letteralmente) a un posto in Paradiso, ma è solo l’effetto di un film così brutto da svalutare pure il capolavoro originale messo in scena sui palchi di tutto il mondo. Hooper, con la tecnologia e con lo sprezzo del ridicolo, si spinge così in avanti da riscrivere il concetto di orrido. Ed è qui, forse, la grandiosità di Cats. Un film da andare a vedere, magari in comitiva. Perché una cosa così, a suo modo, è unica. Qualsiasi cosa sia. Cinque bidoni
Cinque bidoni (immondizia pura)
Cats di Tom Hooper (musicale/drammatico/fantasy)
Ultimo aggiornamento: Martedì 25 Febbraio 2020, 10:04
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