Scuola, 3 studenti su 4 chiedono di studiare educazione finanziaria: lo dimostra uno studio

Scuola, 3 studenti su 4 chiedono di studiare educazione finanziaria: lo dimostra uno studio
​Come gestiscono i propri soldi i nostri ragazzi? Praticamente al buio. Non è una novità: le classifiche ci collocano agli ultimi posti in Europa per la conoscenza delle nozioni di economia più elementari. Ma lascia comunque interdetti il fatto che, su questi temi, le nuove generazioni – quelle che avrebbero gli strumenti adatti (il web su tutti) per informarsi – non ne sappiano granché, come invece accade in ambiti come il digital. Eppure, sarebbe sufficiente una corretta educazione finanziaria, sin dall’età scolastica. A chiederlo sono gli stessi ragazzi: quasi 3 su 4 sarebbero ben lieti di saperne di più grazie alla scuola. A mostrarlo è una ricerca condotta da Skuola.net – su 10mila studenti di medie e superiori – nel corso del mese dell’educazione finanziaria 2018, appena conclusosi.

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Pessimo, ad esempio, è il rapporto che gli adolescenti hanno con gli strumenti di pagamento più diffusi. Quasi tutti confondono il funzionamento delle carte di credito con quello delle carte di debito (e viceversa): per più di 7 ragazzi su 10, infatti, quando si effettua un pagamento con la carta di credito, i soldi vengono prelevati subito dal conto corrente, mentre con la carta di debito il prelievo delle somme viene effettuato dopo un po’ di tempo. Peccato che sia esattamente il contrario e che solo il 28% dà la risposta corretta.

Inevitabile, partendo da queste premesse, che anche le carte prepagate siano un territorio sconosciuto ai più. Sono forse lo strumento di pagamento più usato dai giovani, specialmente se fanno molti acquisti online. In pochi, però, ne conoscono la natura: appena 1 su 4 sa che sono una tipologia a parte di carte (collegate a un circuito di pagamento e non a un conto corrente bancario). La maggior parte (56%) sostiene che siano carte di credito, il 19% carte di debito.

Una diffusa ‘ignoranza finanziaria’ che, in gran parte, potrebbe essere il frutto della loro scarsa abitudine al risparmio. Solamente il 23% dei ragazzi intervistati ha un conto bancario o postale dove mette i suoi soldi: il 40% lo alimenta con parte della paghetta o con i regali dei genitori e dei parenti; nel 32% dei casi ci pensano direttamente i genitori, mettendoci qualcosa ogni tanto; ma ci sono anche i casi (28%) in cui sia figli che genitori contribuiscono a far crescere il saldo.

Discorso simile per quel che riguarda le formule vere e proprie di ‘salvadanaio’, come i libretti di risparmio postale: solo il 26% li conosce e appena il 12% ne ha uno. Tra questi ultimi, l’81% è intestatario diretto, mentre il 19% lo ha in comune con i genitori: nel primo caso i soldi versati sul libretto sono il frutto soprattutto dei risparmi dei ragazzi (45%), nel secondo a versarli sono più di frequente gli adulti (40%). Ma, in molte famiglie, non manca la collaborazione: sia che siano libretti esclusivi o cointestati, in 1 caso su 4 a contribuire sono tutti i componenti.

E gli altri? Il 31% si limita all’uso di una carta prepagata, il 46% preferisce maneggiare solo denaro contante. Come pretendere, allora, che gli studenti abbiano contezza dei meccanismi del credito e della circolazione della moneta? Così, il 7% è convinto che quando si chiede un prestito o un finanziamento in banca si debba restituire solo la somma ricevuta; la stragrande maggioranza (71%) crede che basti aggiungere al capitale solo gli interessi; appena il 15% sa che, nel computo finale, bisogna considerare anche le spese. E, nonostante sembri una cosa ovvia, in tanti sbagliano a definire persino il costo del denaro: per il 22% si tratta delle commissioni da pagare quando si prelevano soldi.

Le uniche cose su cui gli studenti vanno quasi a colpo sicuro sono quelle di cui si parla frequentemente. Se, ad esempio, gli si chiede cosa sia il Bitcoin il 68% sa che è una moneta

virtuale, utilizzata soprattutto su Internet (ma il 16% sostiene che sia la moneta in cui viene convertito l’Euro quando si paga online). Ancora meglio se gli si chiede cosa sia la Banca d’Italia: oltre l’80% dei ragazzi risponde correttamente che si tratta della banca centrale italiana, quella che controlla le altre banche (ma c’è comunque un 19% che pensa sia un normale istituto bancario, del tutto uguale agli altri).

Il quadro, come visto, è abbastanza allarmante. E pensare che basterebbe poco per invertire la tendenza. La scuola il luogo più adatto per ripartire. Perché sono ancora troppi gli istituti che latitano: solamente il 16% dei ragazzi dice che alcune ore della didattica sono dedicate all’educazione finanziaria; il 26% ha svolto qualche rara lezione; ma il 58% non ha mai affrontato l’argomento in classe. La voglia di approfondire questi temi, però, è molto più diffusa e coinvolge tre quarti degli studenti: per il 47% l’educazione finanziaria dovrebbe rientrare nella normale didattica e un altro 28% vorrebbe che la scuola istituisse dei corsi (ma facoltativi) in materia.

A fornire un contributo importante alla diffusione della cultura del risparmio è il progetto “Il Risparmio che fa scuola”, promosso da Poste Italiane e Cassa depositi e prestiti (CDP) e realizzato in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca con l’obiettivo di rendere più consapevoli i ragazzi nelle loro scelte economiche e finanziarie. L’iniziativa è stata lanciata il 31 ottobre scorso in occasione della 94° Giornata Mondiale del Risparmio ed ha l’obiettivo di promuovere la cultura e i valori del risparmio tra i più giovani. Il progetto offre agli alunni delle scuole primarie e secondarie di I e II grado la possibilità di familiarizzare in maniera semplice e divertente con i concetti ed i principi alla base di ogni strategia di investimento e gestione del patrimonio. Il progetto adotta un approccio ludico per i più piccoli, che apprenderanno i primi rudimenti di economia e finanza attraverso il gioco, mentre ai più grandi sono riservati corsi che potranno essere seguiti anche sul portale dedicato.

Tra le diverse opportunità offerte, il risparmio postale resta sempre una delle forme di investimento favorite dagli italiani; una soluzione sempre molto attuale e sicura per mettere da parte somme di denaro grazie alle diverse opzioni rivolte alle famiglie e ai giovani.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 19 Dicembre 2018, 17:48
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