La Nasa scopre tracce di acqua sull'asteroide Bennu: «Può svelare molto sul nostro sistema solare»

La Nasa scopre tracce di acqua sull'asteroide Bennu: «Può svelare molto sul nostro sistema solare»
La Nasa, l'ente spaziale nordamericano, ha reso noto poche ore fa che la navicella OSIRIS-REx ha scoperto la presenza di acqua su Bennu, l'asteroide intorno a cui il mezzo, chiamato a raccogliere dati di ogni genere sul corpo celeste, sta orbitando da circa una settimana. La navicella, partendo dalla Terra, aveva viaggiato per 2.2 milioni di chilometri, fino a raggiungere, il 3 dicembre scorso, una distanza orbitale di circa 19 km dall'asteroide.

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Come informa la Nasa in un comunicato ufficiale, l'analisi dello spettrometro ha consentito di scoprire ulteriori dettagli su questo asteroide, relativamente vicino alla Terra, di circa 500 metri di diametro massimo e dal terreno argilloso, ma ricco di promontori alti fino a 50 metri. OSIRIS-REx ha anche fornito dettagli più precisi, quindi, non solo sulle dimensioni, ma anche sulle caratteristiche morfologiche di Bennu, un asteroide minore che probabilmente faceva parte di un corpo celeste decisamente più grande.

La vera scoperta, comunque, sono indubbiamente le tracce di acqua evidenziata dallo spettrometro: sul fondo argilloso sono infatti presenti ossidrili, molecole che contengono atomi di ossigeno e idrogeno, i due composti dell'acqua. Secondo i ricercatori della Nasa, gli ossidrili dovrebbero essere presenti, seppur in quantità assai ridotte, proprio nell'argilla, un materiale che tende ad assorbire l'acqua. Ad ogni modo, la Nasa fa sapere che Bennu è un asteroide troppo piccolo per poter contenere acqua. L'ipotesi, a questo punto, è che Bennu facesse parte di un asteroide più grande e su cui, con tutta probabilità, c'era l'acqua.

L'esplorazione della navicella OSIRIS-REx non si ferma qui: nei prossimi mesi è previsto un ulteriore avvicinamento all'asteroide, che rimarrà intorno all'orbita di Bennu fino ad almeno metà febbraio e raggiungerà una distanza minima dal centro di appena 1.4 chilometri. La missione, salvo imprevisti, dovrebbe proseguire con altre fasi di osservazione, fino al 2023. Per la Nasa si tratta di una missione storica, che potrebbe far raggiungere due record assoluti: mai, infatti, una navicella spaziale aveva orbitato intorno ad un corpo celeste così piccolo e ad una distanza così ridotta.

Dante Lauretta, tecnico della Nasa e insegnante all'università dell'Arizona, che si occupa della direzione del progetto, è convinto che «se tutto dovesse andare per il meglio sarà possibile scoprire importanti informazioni sulla storia, sulla formazione e sull'evoluzione del nostro sistema solare, forse anche sulla stessa origine della vita sulla Terra».
Ultimo aggiornamento: Martedì 11 Dicembre 2018, 19:57
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