Decreto migranti e sicurezza, è tensione M5S-Lega. Conte media

Decreto migranti e sicurezza, è tensione M5S-Lega. Conte media
Nelle pieghe delle tensioni sulla manovra sull'alleanza di governo irrompono i «decreti Salvini». Due provvedimenti con cui il leader della Lega ridisegna l'ordinamento italiano in fatto di sicurezza e permanenza dei migranti. Due provvedimenti sui quali, di ora in ora, cresce il malumore del M5S. Il Cdm previsto oggi pomeriggio che avrebbe dovuto dare il placet alle due misure, non a caso, viene rinviato.

La motivazione ufficiale è l'assenza del premier Giuseppe Conte - che a sera sarebbe comunque rientrato a Roma - e quella del vicepremier Luigi Di Maio, in Cina. Di fatto, è soprattutto la seconda assenza a contare: il leader del M5S vuole vederci chiaro. Tra le due misure, è soprattutto la stretta sui migranti ad agitare una parte dei pentastellati: quella che si ritrova nelle dichiarazioni sul tema delle ultime settimane del presidente della Camera Roberto Fico - che oggi vede tra l'altro il rappresentante regionale per il Sud Europa dell'Unhcr - e che di certo non condivide le forti limitazioni sul permesso di soggiorno umanitario previste dalla Lega. Meno «politici» e probabilmente più «tecnici» i problemi relativi al decreto sicurezza che, salvo colpi di scena, sarà esaminato dal Consiglio dei ministri previsto per lunedì alle ore 10. «Il decreto sicurezza tocca molti aspetti positivi», spiega una fonte governativa M5S. Ma sull'ipotesi che sul tavolo del Cdm, lunedì, finisca anche il dl migranti, regna la prudenza: «le due misure sono separati».

Di certo nel Movimento, anche nella sua parte governativa, l'arrivo dei decreti Salvini crea più di un grattacapo trattandosi di un vero e proprio trampolino di lancio per una Lega già in ascesa sui sondaggi.
La «grana» dei decreti Salvini arriva sino a Salisburgo, dove Conte è impegnato in un vertice informale europeo ancora una volta concentrato sul dossier migranti. Sul dl sicurezza «non ci sono malumori, assicura Conte, vestendo, una volta ancora i panni del mediatore: »per tutti i testi - sottolinea - c'è un iter da completare e ci si confronta fino all'ultimo«. E, proprio a Salisburgo, Conte imbocca una strada meno »gridata« da quella di Salvini: ribadisce la necessità di meccanismi condivisi sui migranti, non cede alla Germania sul sì ai ricollocamenti ma fa una concessione alla realpolitik, aprendo timidamente all'idea di un contributo finanziario dei Paesi che non accolgono. »Le polemiche tra Macron e Salvini? C'è una campagna elettorale in vista, dei partiti politici dietro«, sottolinea Conte garantendo che i rapporti con i suoi omologhi sono tutt'altro che incrinati. E, pur non rivendicando l'anima populista del governo da lui presieduto il premier getta acqua anche sul fuoco delle Europee: »non ci saranno sobbalzi nel governo«. Un appuntamento, quello elettorale, sul quale Conte punta anche con un occhio alle trattative su migranti e flessibilità: troppi 'nò rischiano di tramutarsi in un boomerang per gli europeisti, è il messaggio sottotraccia che il premier recapita ai leader Ue.

Ultimo aggiornamento: Giovedì 20 Settembre 2018, 21:42
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