Fabio Rampelli: «Il peggior nemico dell'Europa? L'Unione Europea»

Fabio Rampelli: «Il peggior nemico dell'Europa? L'Unione Europea»

di Marco Esposito
Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera dei Deputati, e esponente di punta di Fratelli d'Italia, oggi, ha condiviso sui social un atto di "ribellione istituzionale", nei confronti dell'Unione Europea, togliendo la bandiera Europea dal suo ufficio, salutandola con un "Ci vediamo dopo, forse". Un gesto molto forte, che ha creato molta polemica. 

Onorevole Rampelli, che ha fatto? E' uscito dall'Europa?
«Il mio è un gesto di ribellione istituzionale. E un monito all'Europa. È impensabile che non si palesi in questi momenti di difficoltà. Sarà difficile dare la colpa ai nazionalismi nei vari paesi. L'attuale situazione di sfiducia è colpa dell'Unione Europea, che deve cambiare ritmo, velocità, e invece temporeggia anche davanti ad una panedmia, tanto da non sembrare in grado di soccorrere uno dei suo paesi fondatori come l'Italia. A volte viene il dubbio che l'Europa non ci sia». 

Quindi è colpa dell'Europa?
«Il peggior nemico dell'Europa è l'Unione Euorpea». 

Il governo cosa dovrebbe fare a questo punto?
«Beh, si è mosso tardivamente. Io penso che debba mettere tutta l'energia possibile per far capire ai paese nordeuropei che questa è la partita decisiva per l'Ue, l'unica che può dare un senso al sogno ueropeo. Sonno stati fatti svanire tutti i valori occidentali che sono nati in Grecia e in Italia e che poi sono arrivati nelle Americhe. L'Europa non può essere solo finanza ed economia. La politica è espressione di valori. Qui invece si parte dalla finanza, e la politica viene messa ultima cosa in classifica».

Non pensa che la battaglia in Europa si possa vincere solo rimanendo in Europa e combattendo da dentro. 
«Io vengo da destra, nessuno può essere più entusiasta dell'Europa di chi viene da destra. Da ragazzo cantavo lo slogan “Europa Nazione”. Questa Europa si deve riformare, deve rivedere i trattatati, che la spaccano a metà. Da una parte i paesi del Nord Europa, dall'altra i paesi del sud Europa».

Noi abbiamo un debito pubblico monstre, però
«Tutti dimenticano però che l'Italia ha un risparmio privato che copre più del doppio del debito pubblico. Sotto quessto punto di vista siamo il paese più virtuoso. Siamo un paese solvente in caso di bisogno. Perché farci pesare un debito pubblico in maniera così cinica, mentre abbiamo il record mondiale di morti per Covid-19?»

Non c'è solidarietà?
«No, la Germania è il secondo produttore mondiale di respiratori automatici. Eppure ne ha bloccato l'esportazione a febbraio. La Francia invece ha requisito le mascherine. Noi abbiamo un ministro degli esteri che ha regalato 2 tonnellate di protezione personali alla Cina, quando in Lombardia stava per esplodere il caso più assoluto».   

Quale sarebbe il fine di tutto ciò?
«Far man bassa dei nostri asset strategici». 

Cosa deve accadere per farle rimettare la bandiera europa nel suo ufficio?
«Aspiro all'Europa delle grande personalità, mi piacerebbe che tornasse quello spirito. L'Europa dei popoli, delle tradizioni, della solidarietà. Un'Europa che abbia una politica estera comune. Che sia capace di essere il soggetto forte tra i due giganti: America e Asia. Invece attualmete non è altro che un perimetro tra cani che si mordono l'uno con l'altro. I singoli paesi si fanno la guerra commerciale, o geopolitica come nel caso in cui la Francià bombardò la Libia. Non c'è un piano per la pandemia. Non ha neanche il medesimo strumento per contare infetti e deceduti. Tutti sanno che i numeri della Germania non sono questi. Tutti ormai sanno che il paziente zero in europa era tedesco, comprensibilmente visto i rapporti commerciali».

Lei non crede alle cifre della Germania?
«Direi di no. Certo, dipende dalla modalità con cui si fa la contabilizzazione. Se eliminano dal conteggio quelli che noi definiamo i morti con coronavirus, i numeri cambiano. Ma se uno è cardipatico e prende il coronavirus e poi muore, senza coronavirus probabilmente non lo sarebbe. 

Vuole dare un consiglio a Conte
«Il consiglio è di andare fino in fondo nel rapporto con l'Europa e di essere più sobrio nella comunicazione, ma soprattutto di essere tempestivo perché non c'è tempo. Inutile parlare di meccanismi complessi per l'economia, dobbiamo mettere i soldi in tasca ai cittadini. Dobbiamo stabilire una quota per le necessità primarie dei cittadini come fare la spesa e renderli subito disponibili». 




 
Ultimo aggiornamento: Martedì 31 Marzo 2020, 09:25
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