Candidata leghista Gerarda Russo contestata durante il comizio, lei sbotta: «Io sono fascista»

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di Simone Pierini
«Strumentalizzare un concetto di una frase è da vigliacchi quali siete. La frase è: “Se Fascista vuol dire essere a favore del popolo allora io sono Fascista” che equivale a dire “se essere Populista vuol dire essere a favore del popolo allora io sono Populista”». Si è difesa così la candidata della Lega alla carica di consigliere regionale della Basilicata Gerarda Russo in seguito alle polemiche suscitate dal video del suo comizio a Melgi, in provincia di Potenza, che in risposta ad alcuni contestatori che urlavano 'fascisti fascisti', durante un comizio, ha risposto di esserne «orgogliosa»



«È stata una risposta data a quei ragazzi che non conoscono il senso della democrazia contestando durante il comizio e accusandomi di essere Fascista - ha scritto sul suo profilo Facebook pubblicando il video integrale - Nessuno del nostro partito si è mai permesso di contestare i loro capi politici! Ragazzi pilotati da qualcuno che non voleva si svolgesse il comizio. Mi avete definita anche razzista, xenofoba e populista... sono orgogliosa di essere Italiana come ha detto Matteo Salvini. Al posto di fare campagne elettorali basate su offese e campagne denigratorie pensate a farle su progetti... che forse non avete!». 

Alla polemica ha risposto anche il vicepremier Luigi Di Maio. «La Lega qui in Basilicata non è il cambiamento. Anzi, è il ritorno al passato», ha detto nella sua seconda e ultima giornata di campagna elettorale attaccando duramente il suo alleato di governo, ricordando che il voto di domenica sarà «un referendum tra la vecchia politica e la nuova e buona politica, rappresentata dal Movimento». Il capo politico dei Cinque Stelle, accompagnato dal candidato presidente della Regione Antonio Mattia, crede che i lucani domenica «diranno la parola fine con chi ha usato la sanità regionale come bancomat per la loro politica». In particolare, il leader pentastellato in ogni intervento, da Pisticci a Potenza, sino a Melfi, attacca l'amministrazione uscente di centrosinistra. E la lista della Lega che, denuncia Di Maio, ha ospitato «molti uomini di Pittella, leader di quel sistema di potere che ha rovinato la Regione».

Di Maio ha preso le distanze dall'alleato di governo sul fronte dell'antifascismo. «Noi crediamo fermamente e orgogliosamente nella Costituzione che è antifascista», chiosa determinato. Un netto distinguo anche sul fronte della tutela della famiglia tradizionale, tema al centro del Congresso di Verona di venerdì, al quale parteciperà anche Matteo Salvini. «Nessun esponente del Movimento Cinque Stelle - ripete come un mantra da giorni Di Maio - parteciperà mai a un convegno di chi crede che il posto delle donne sia stare a casa e che arriva persino a essere negazionista sulla tragedia del femminicidio». Insomma, ogni volta che si avvicina un voto amministrativo, è inevitabile che i due alleati si diano la caccia per recuperare consensi. Anche qui in Basilicata, come già accaduto nelle precedenti regionali, i Cinque Stelle si presentano da soli. E conseguentemente cercano di esaltare le differenze con il Pd e il centrodestra, i cui leader, divisi a Roma, si presenteranno uniti giovedì in una conferenza stampa a Potenza.
Ultimo aggiornamento: Martedì 19 Marzo 2019, 22:31
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