M5S, tre senatori verso l'espulsione: così maggioranza appesa a un voto

M5S, tre senatori verso l'espulsione: così maggioranza appesa a un voto

di Simone Canettieri e Diodato Pirone
Tra domani e mercoledì il Movimento 5Stelle dovrebbe decidere una nuova ondata di espulsioni. Questa volta nel mirino sono i morosi, ovvero deputati e senatori che da tempo non versano le quote delle loro indennità parlamentari come si erano impegnati a fare. I segnalati ai probiviri sono in tutto 33 ma fra di loro otto, di cui tre senatori, non versano le quote da molti mesi e rischiano davvero.
L'esito del procedimento non riguarda solo il M5S ma l'intera maggioranza che al Senato marcia (almeno ufficialmente) su numeri risicati.

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I quattro partiti di maggioranza oggi contano solo su 165 voti (99 M5S; 36 Pd; 17 Italia Viva e 4 Leu) con una maggioranza fissata a quota 161. Tre espulsioni dai 5Stelle ridurrebbero a 162 i senatori dei gruppi di maggioranza.
Va detto però che il governo non sembra essere a rischio perché fra i 18 membri del Gruppo Misto e fra gli 8 delle Autonomie molti senatori sembrano intenzionati a mantenere stabilmente la fiducia nel Conte 2.
Intanto nel M5S si continua a discutere.Nessun passo indietro del capo politico e nessuna riorganizzazione diversa da quella già avviata con i nuovi facilitatori «che servirà a dare nuova forma e forza al Movimento 5 Stelle, in vista degli Stati Generali di marzo». I 5 Stelle tornano a smentire le indiscrezioni sulle prossime mosse di Luigi Di Maio e la sua rinuncia al ruolo di tesoriere del Movimento. Il capo politico, ricordano agli smemorati, «ha sempre parlato di maggiore collegialità». E mentre a Berlino sembra tornato saldo il rapporto con il premier (Conte e Di Maio sono stati visti in due occasioni conversare amabilmente e non di Libia), proprio in tema di collegialità gli iscritti M5S sono chiamati oggi a fare un nuovo passo in avanti con la scelta, in rete, dei nuovi «facilitatori» regionali.

ORIENTAMENTI REGIONALI
E anche con quella dei candidati alle regionali alla presidenza di Liguria, Puglia Toscana. Sono voti che si intrecciano alla strategia di Di Maio per arrivare agli Stati generali. La scelta in rete dei candidati da parte della base M5S potrebbe servire a Di Maio ad evitare nuove contrattazioni con il Pd. È già accaduto per le Marche e per la scelta del candidato per le suppletive per il seggio uninominale del Senato da rivotare a Napoli.
Il M5S ha avviato la votazione su Rousseau nonostante la pressione per la scelta di un candidato comune con il Pd e il partito di de Magistris Dema. I cinque stelle hanno optato per Luigi Napolitano, compagno di università di Luigi Di Maio, mentre Pd e Dema candideranno Sandro Ruotolo. Nome sostenuto, tra l'altro, dall'assessore Francesca Menna, ex 5 Stelle, che ha allestito a Secondigliano un gazebo con un gruppo di ex militanti pentastellati.
Il dibattito interno al M5S in Campania è vivo, soprattutto tra i fichiani, sia per i rischi di possibile perdita del seggio Cinque Stelle che apparteneva al defunto Ortolani, sia in vista delle prossime regionali campane. Stesso discorso per la Liguria dove ieri il coordinatore, il deputato Marco Rizzone, ha fatto incontrare i candidati alla presidenza con gli attivisti in vista del voto. In Liguria però la possibilità di una alleanza con i dem resta aperta, con l'ipotesi di individuare un nome indipendente, della società civile, su cui far convergere M5s e Pd.
Per il Veneto il ministro per i rapporti con il Parlamento Federico D'Incà durante una riunione di attivisti in provincia di Padova ha esposto la sua tesi: «Per battere Zaia dobbiamo replicare lo schema di governo nazionale».
Traghettare il M5s «verso l'area riformista» è anche l'obiettivo del ministro Stefano Patuanelli; di contro un altro esponente di peso pentastellato come Stefano Buffagni è convinto sostenitore della necessità per il M5s di «riprendersi i voti della Lega». Con un movimento così spaccato è quindi possibile che gli Stati generali M5s si trasformino in una battaglia tra mozioni. Dove Di Maio incarnerà la linea politica, da sempre sostenuta, di un M5s «ago della bilancia» tra destra e sinistra.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 20 Gennaio 2020, 10:22
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