Tasse, Italia sul podio mondiale

Mario Fabbroni
Tasse sempre più asfissianti, altro che Belpaese. L'Italia è terza tra i Paesi Ocse per il peso del cuneo fiscale sul costo del lavoro. Secondo la classifica del rapporto Taxing Wages, nel 2017 le tasse e i contributi sociali a carico di lavoratore e datore di lavoro ammontavano al 47,7% nel caso di un lavoratore single (in calo di appena lo 0,09% rispetto al 2016) contro la media Ocse del 35,9%. Peggio dell'Italia fanno Belgio (53,7%) e Germania (poco sotto il 50%).
Il cuneo scende però al 38,6% per le famiglie di 4 persone con un unico percettore di reddito, contro la media Ocse del 26,1%. Ma l'Italia è solo 23esima tra i 35 paesi Ocse per il reddito netto dei lavoratori single e senza figli, con una media di 29.803 dollari l'anno a parità di potere d'acquisto.
Il problema ovviamente sta nella tassazione complessiva, dove Roma e il resto del Paese tenagono saldamente un non molto lusinghiera sesta posizione tra quelli dove si pagano più tasse al mondo: e questo nonostante la pressione fiscale sia scesa nel 2016. L'ultimo rapporto Ocse disponibile, in tal senso, è indicativo: la tassazione complessiva dell'Italia era al 42,9% del Pil (in diminuzione rispetto al 43,3% del 2015), dietro a quella della Danimarca (45,9%), della Francia (45,3%), del Belgio (44,1%) e della Svezia (42,9%) e davanti all'Austria (39,4%) e all'Ungheria (38,8%). Sempre nel 2016 I 35 Paesi Ocse registravano una tassazione media in rialzo del 34,3%, contro il 34% del 2015.
«Il vero aspetto negativo che emerge dai dati - avverte la segretaria confederale della Cgil Gianna Fracassi - è che l'Italia è 17esima per livello del costo del lavoro e 19esima per livello della retribuzione». Per il segretario confederale Uil, Domenico Proietti, «bisogna assolutamente tagliare le tasse dai redditi dei lavoratori dipendenti, che sono i cittadini a più alta fedeltà fiscale. Suggerisco di agire attraverso un taglio mirato con un aumento significativo delle detrazioni per i redditi fino a 45mila euro».
Tutto questo mentre La Bce guidata da Mario Draghi ha mantenuto inalterato il costo del denaro in Europa: «C'è una crescita ancora debole ed instabile nell'eurozona, per questo sosterremo ancora l'economia investendo in bond».
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Ultimo aggiornamento: Venerdì 27 Aprile 2018, 05:01
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