PROCESSO A JUNIOR CALLY

ROMA - Continua il polverone sulla presenza a Sanremo di Junior Cally, il rapper romano finito al centro delle polemiche per le frasi violente contro le donne. «Non è accettabile che nel corso di tale evento vengano diffusi messaggi inquadrabili nel fenomeno dell'hate speech», scrive il presidente della commissione di Vigilanza sulla Rai Barachini.
E il mondo politico si schiera quasi all'unanimità contro il rapper. «La presenza di Junior Cally sul palco del Festival di Sanremo sarebbe un oltraggio alle donne e a quanti sono impegnati, quotidianamente, contro ogni forma di violenza e di discriminazione. Non è tollerabile che si possa fare di lui un'icona, un modello, un esempio di successo», scrive sul suo blog Mariastella Gelmini, capogruppo di Fi alla Camera. Anche l'ex-ministro dell'Interno Salvini fa sentire la sua voce: «Mi vergogno di quel cantante che paragona Donne come troie, violentate, sequestrate, stuprate e usate come oggetti. Lo fai a casa tua, non in diretta sulla Rai e a nome della musica italiana». Frasi che innescano subito una polemica con i democratici: «Io invece fossi in te Salvini mi vergognerei perché hai detto che gli insulti alle donne vanno bene se fatti in casa. Che pena, mamma mia», attacca Alessia Morani, sottosegretaria al ministero dello Sviluppo economico.
Insomma, anche Junior Cally diventa strumento di battaglia politica. E a Viale Mazzini la tensione è massima: il caso è stato ieri al centro di una riunione tra l'ad Salini e il neodirettore di Rai1 Stefano Coletta, in costante contatto con Amadeus, già sulla graticola per le sue frasi sulle donne.

Ultimo aggiornamento: Martedì 21 Gennaio 2020, 05:01
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