«Non chiuderemo mai Milano, è solo un'influenza»

Simona Romanò
Attilio Fontana, governatore della Lombardia: il premier Conte ha attribuito a un ospedale (quello di Codogno) di non aver rispettato il protocollo anti-virus. Cosa ribatte?
«I protocolli sono stati applicati. Piuttosto se avessimo fatto immediatamente quello che noi come governatori proponevamo, le cose non sarebbero andate così. Sono stato zitto finora: però, se viene messo sotto accusa il sistema sanitario lombardo, allora non posso più tacere. Avevamo proposto, un mese fa, di mettere in quarantena tutti gli studenti che rientravano dalla Cina. Siamo stati accusati di razzismo, di diffondere il panico. Il presidente del Consiglio disse allora fidatevi di me, ci penso io».
Cosa dice ai cittadini lombardi, e non solo, che hanno terrore di uscire da casa?
«Nessuna catastrofe, per carità. Cerchiamo di sdrammatizzare: è una situazione difficile, ma non così tanto pericolosa. Il Covid-19 è aggressivo nella diffusione ma molto meno nelle conseguenze. È poco più di una normale influenza. Lo dicono gli esperti».
La gente però svuota i supermercati come se fosse alla vigilia di uno scenario catastrofico...
«Un eccesso di emotività immotivato. Anche nella cosiddetta zona rossa, nel Lodigiano, l'approvvigionamento dei generi alimentari è regolare. A maggior ragione nel resto del territorio lombardo tutto funziona».
Perché chiudere i luoghi di svago alle ore 18?
«E' una precauzione: più persone si ritrovano in uno luogo, e a distanza ravvicinata, più è probabile la diffusione del virus. Abbiamo chiesto un sacrificio per pochi giorni, sono convinto che con la collaborazione di tutti supereremo questa emergenza in tempi rapidi».
È pensabile chiudere Milano?
«E' un'eventualità mai presa in considerazione. Se si ferma Milano, si ferma il motore economico dell'Italia. La situazione è di emergenza ma non possiamo paralizzare un'intera Regione. Quindi ai lettori di Leggo, che voglio ringraziare per la collaborazione, ribadisco di stare tranquilli e di rispettare le indicazioni».
Si dovranno inasprire le misure?
«Credo che quanto abbiamo sinora disposto sarà sufficiente. Non possiamo tuttavia escludere che le misure si debbano adeguare».
Con un pizzico di ottimismo quando pensa di poter revocare i divieti?
«Abbiamo previsto sette giorni, riservandoci di prorogare le disposizioni per un'altra settimana se necessario».
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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 26 Febbraio 2020, 05:01
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