Mario Fabbroni
La prima diretta Facebook mai fatta dalla poltrona principale

Mario Fabbroni
La prima diretta Facebook mai fatta dalla poltrona principale del Viminale scatena una polemica furibonda. Salvini contro Saviano. Il ministro dell'Interno contro lo scrittore icona della sinistra nonché autore di Gomorra. Parole al vetriolo, l'un contro l'altro armati.
Il leader del Carroccio, confortato da sondaggi monstre che indicano il sorpasso della Lega sui pentastellati, ieri ha aperto le ostilità (anche se non siamo affatto al primo scontro tra i due) toccando il pulsante della diretta dal suo profilo Facebook, come è abituato a fare dallo scorso 5 marzo, giorno dei risultati elettorali: «Verificheremo tutti i servizi di vigilanza, sono quasi 600 e occupano circa duemila uomini delle forze dell'ordine. Si, certo. Anche la scorta di Roberto Saviano. Non spetta a me scegliere, chi di competenza valuterà e non per simpatia o antipatia. Io dico solo che l'Italia ha il record europeo di servizi di scorta e vigilanza. Bisogna verificare se Saviano corra qualche rischio, visto che passa molto tempo all'estero».
La replica arriva veloce e per le rime, con Saviano che avvia una sua diretta su Fb con Salvini come unico mittente: «Buffone, è il ministro della malavita, ma non mi fa paura». Poi rinfaccia al titolare del Viminale di essere silenzioso sulla ndrangheta e gli chiede di «restituire i 50 milioni della maxi-truffa dei rimborsi elettorali della Lega». La sinistra difende Saviano, anzi accusa Salvini di «ritorsione» per le critiche. Pietro Grasso, leader di Leu ed ex magistrato antimafia, sostiene che Salvini «vuol far capire a Saviano di non criticarlo, di stare zitto, altrimenti può intervenire per lasciarlo senza protezione». Il caso finisce anche sui media esteri per la notorietà dello scrittore, che interviene sul quotidiano francese Le Monde: «Salvini se la prende con gli ultimi, sono felice di essere tra i suoi nemici. Questo governo ha già causato troppo male. Un male irreparabile. Dobbiamo fargli rimpiangere il giorno in cui per egoismo, interesse e cattiveria, lui ha deciso che per esistere bisognava diventare razzisti». Ovviamente il ministro dell'Interno non ci sta: «L'antimafia a parole è un conto, io preferisco sostenere chi la mafia la combatte nei fatti. Di Saviano, della sua casa a New York, della sua vita e dei suoi soldi mi interessa meno di zero». E gli manda «un bacione» attraverso il suo smartphone.
Poi, poco dopo, mentre riconsegna alla città di Roma una villa sequestrata al clan Casamonica, arrivano gli ultimi fuochi di una giornata senz'altro pre-elettorale (domenica si vota per i ballottaggi in 75 comuni): «I cittadini perbene non devono aver paura di niente e di nessuno. È il momento di alzare la testa, di riprenderci tutti gli spazi rubati dalla mafia».
riproduzione riservata ®

Ultimo aggiornamento: Venerdì 22 Giugno 2018, 05:01
© RIPRODUZIONE RISERVATA