Malore mentre fa jogging, soccorso da uno straniero: «Al 112 nessuno parlava inglese». Così Marco è morto a 47 anni

Marco Padovan è stato aiutato da uno straniero che non riusciva però a comunicare con i soccorsi che non capivano la sua lingua, a distanza di un anno la famiglia vorrebbe venisse fatta chiarezza sul caso

Malore mentre fa jogging, soccorso da uno straniero: «Al 112 nessuno parlava inglese». Così Marco è morto a 47 anni

di Alessia Strinati

Morto perché nessuno tra i soccorritori parlava inglese. Marco Padovan è morto a soli 47 anni dopo aver avuto un malore mentre faceva jogging. Un anno dopo la tragedia Francesco Padovan, il fratello, ha voluto raccontare quello che è accaduto il giorno in cui Marco se n'è andato, il 20 novembre del 2021.

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«Mio fratello è morto per cause naturali e non ci sono dubbi, ma i soccorsi sono arrivati tardi: nessuno al telefono capiva l’inglese…», ha spiegato al Corriere della Sera. Marco era in buona salute, era uno sportivo, allenato, si faceva visitare spesso e amava fare sport nella natura anche in posti impervi e isolati. Probabilmente il giorno del malore è stato colto da un'aritmia cardiaca ed è stato soccorso da uno straniero che ha chiamato aiuto.

Si trattava di un pilota di aerei britannico, che vive a Londra: era atterrato a Milano ed aveva approfittato della giornata libera per andare anche lui a fare un giro in bicicletta nei boschi. Il pilota vedendo Marco in difficoltà ha chiamato il 112 ma la conversazione con l'operatore è durata a lungo, forse troppo, perché non riuscivano a capirsi. «Ho parlato con questo soccorritore improvvisato e mi ha riferito che era impossibile comunicare in modo adeguato, perché chi ha risposto non parlava mezza parola d’inglese.

Ha provato a fare qualcosa, a prestare un primo soccorso, ma il battito cardiaco era passato da 160 a zero in pochissimo tempo. Dopo alcuni minuti al telefono finalmente gli hanno passato qualcuno in grado di comprendere la sua lingua. I soccorsi sono arrivati, dopo, con un veicolo adeguato per i sentieri». 

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La famiglia oggi crede che se fossero arrivati prima i soccorsi forse Marco potrebbe essere ancora vivo: «Cosa sarebbe cambiato con maggiore tempestività? Molto probabilmente nulla, ma io me lo chiedo e vorrei capire come andrebbe in futuro se accadesse a qualcun altro. Gli operatori che rispondono al telefono l’inglese devono saperlo, punto e basta». In aiuto al pilota sono poi arrivati altri due ciclisti che parlavano italiano e hanno velocizzato la comunicazione.

Il caso è stato archiviato, riconoscendo la morte di Marco come naturale. Francesco però conclude sul Corriere:  «Rimane per noi il rammarico di questi soccorsi a nostro parere un po’ tardivi. La zona è campagna pura, d’accordo: sentieri, strade sterrate, e quindi il cellulare prende molto a fatica. Rimane il tarlo: se il pilota, primo a soccorrerlo, fosse stato italiano, sarebbe cambiato qualcosa?».


Ultimo aggiornamento: Martedì 29 Novembre 2022, 14:09
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