Beatrice Venezi: «Chi ha detto che dirigere un'orchestra è da maschi?»
di Rita Vecchio
Come pensa di fare?
«Con il consenso del pubblico, lavorando perché la musica classica sia sinonimo di libertà, perché torni a essere pop e non solo appannaggio dell’élite».
Questa Italia è pronta?
«É indietro. Ci vorrebbero tante riforme, prima su tutte quella dell’educazione musicale nelle scuole. Come è adesso, è inaccettabile».
Come è essere donna in un mondo di maschi?
«Non facile. Ma chi lo dice che il direttore d’orchestra debba essere maschio? Sono stata la prima donna a dirigere in paesi chiusi come l’Azerbaigian. A Teheran la tappa è saltata (sarei stato il primo cattolico occidentale in orchestra ambo-sessi) e in Giappone volevano che indossassi il tight, mi rifiutai e vinsi».
Discriminazione nei teatri?
«Vorrei conoscere i cachet di colleghi maschi. Credo ci siano discrepanze. D’altronde, quando si dice fare “leadership”, non si allude sempre e solo agli attributi “maschili”?».
Si parla di MeToo e avance. Ha subito anche lei?
«La battuta ci sta, ma si deve fermare lì. E l’orchestra, per fortuna, premia il merito e non la bellezza».
C’è invidia tra colleghe?
«Quella c’è ovunque… In più, siamo legati allo stereotipo che la donna di cultura sia brutta e non curata».
Scelga una donna pucciniana che le somiglia
«Minnie: la più combattiva di tutte. Quella forte e decisa, che tiene a bada gli uomini, che se la cava da sola».
Puccini potrebbe essere oggi un trapper?
«No (ride). Ma un influencer, sicuramente».
Dirigerebbe al Festival di Sanremo?
«Io sì, ma il giorno dopo non lavorerei più. In questo paese? Ci si prende troppo sul serio. L’Italia è il mercato più chiuso e difficile per me in questo momento».
Sarà alla prima della Scala con Tosca diretta da Chailly?
«Purtroppo non potrò. Ma mi piacerebbe molto confrontarmi con il Maestro, soprattutto su questo repertorio che lui stesso ha inciso negli anni Ottanta».
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Ultimo aggiornamento: Giovedì 17 Ottobre 2019, 19:30
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