Muro Babart: la cultura non piace alle armi

Muro Babart: la cultura non piace alle armi
Presa di posizione artistica contro la violenza ai baretti di Chiaia a Napoli. Dal 21 dicembre ad libitum: si parte con due star della fotografia e immagini inedite dei set cinematografici internazionali.

Presa di posizione culturale ed artistica del Ba-bar, locale di Chiaia divenuto in pochi anni punto di riferimento in città, che risponde agli episodi di violenza degli ultimi mesi con un programma di eventi internazionali per attrarre un parterre "scudo" di fronte alle infiltrazioni criminali nella movida. L'iniziativa, messa in campo da Duccio Giordano & partners, traccia un cordone immaginario a perimetrare e proteggere il cuore di Napoli cablato con la "minaccia della cultura" contro la minaccia delle pistole e dei coltelli. Il ciclo di appuntamenti "Muro Babart: la cultura non piace alle armi" prende il via con una mostra fotografica d'impatto: il 21 dicembre alle 19 ci sarà l'incontro e il vernissage con Philippe Antonello e Stefano C.Montesi, star della fotografia internazionale, che porteranno in città immagini esclusive e inedite dai set cinematografici più prestigiosi, come quello di The Young Pope e tanti altri, nonché scatti irripetibili e mai visti di attori e registi del calibro di Dustin Hoffman, Nicole Kidman, Russell Crowe, Mel Gibson, WesAnderson, Ridley Scott, Sean Penn, Anthony Hopkins che si sono concessi in esclusiva ai due fotografi. In sottofondo le note "sulle corde" del live di violino di Simona Sorrentino. "Alle armi, alla violenza, alla malavita, al banditismo - spiega Giordano, tra i soci fondatori del locale - non interessa ascoltare suoni non familiari o riempirsi gli occhi di ristoratrici immagini del mondo.
Così sfidiamo il sistema malato con una protesta bianca che vuole far scoppiare i timpani non con uno sparo ma con il suono dei violini e allontanare le brutture con la vista immaginifica di visionari autori, per disinteressare chi non vuole bene a Napoli e disinnescare un circuito vizioso di paura e preoccupazione". Il desiderio di agire e reagire è insito nella mission che anima il gruppo di amici fondatori del Babar che, dal 1998, hanno dato vita ad un progetto tutto partenopeo con società legate al mare e alla vela, una casa di produzione cinematografica, specializzata in giornalismo di inchiesta e in produzione di opere televisive e un luogo, il Ba-bar, a fare da collante, dove tutti sono i benvenuti, animali compresi. Il gruppo di giovani napoletani ha investito sulle potenzialità della città d'origine per non perdere mai il contatto con Napoli, pur se sparsi su varie latitudini. Non a caso il progetto del locale nasce dalla voglia di cambiare il mondo,parafrasando il testo di Gino Paoli "Quattro amici al bar". Ecco che, nel 2013, il Ba-Bar diventa un crocevia di cultura e idee, uno spazio di libertà e condivisione a cui tutti possono approdare e incui tutti possono aver voce presentando le proprie opere.

Ultimo aggiornamento: Sabato 16 Dicembre 2017, 15:39
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