Eliminare le discriminazioni linguistiche di genere nei documenti d'identità: la diffida per il diritto alla parità

Eliminare le discriminazioni linguistiche di genere nei documenti d'identità: la diffida per il diritto alla parità

Sulla carta d’identità la firma è “del” titolare. Su quella cartacea c’è da compilare il campo “nato il”, si è “donatore” di organi. Quale signor Mario Rossi avrebbe mai accettato di apporre la firma “della” titolare? O di scrivere la propria data di nascita alla voce “nata il”? In Italia le donne esistono, ma non vengono nominate. Sono sempre un sottinteso, nascoste dal maschile neutro persino quando si tratta della loro identità personale.

Da questo presupposto nasce la diffida che l’associazione Femminile Maschile Neutro ha presentato al Ministero dell’Interno, al Ministero della Pubblica Amministrazione e al Ministero dell’Economia e delle Finanze per ottenere la modifica delle specifiche tecniche per la predisposizione, la formazione e il rilascio della C.I.E. nonché della carta d’identità cartacea, del passaporto e del certificato elettorale, nel rispetto del diritto al nome, alla parità di genere e dall’identità personale.

Il diritto all’utilizzo di un linguaggio non discriminatorio, all’autodeterminazione circa la definizione dei dettagli dell’identità personale e di genere - che pacificamente si declina anche all’interno della documentazione amministrativa, a maggior ragione ove si tratti di documenti d’identità -, costituisce un principio sancito dall’art. 8 della Carta Europea dei Diritti umani e dei diritti fondamentali. È un diritto inviolabile sancito dall’art. 2 della Costituzione e riconosciuto a livelli sovranazionali.

L’istanza porta la firma della giornalista Maria Tiziana Lemme, co-fondatrice insieme all’antropologa Amalia Signorelli, dell’associazione Femminile Maschile Neutro - dal 2017 impegnata per eliminare le discriminazioni verbali e linguistiche -, e giunge in occasione delle celebrazioni della Giornata Internazionale della Donna, che si celebra in tutto il mondo per ricordare le conquiste sociali, politiche ed economiche conseguite dalle donne negli ultimi decenni.

«Chi non si nomina non esiste - dichiara Maria Tiziana Lemme di Femminile Maschile Neutro - ed è gravissimo che nella società contemporanea una donna non esista, di fatto, e sia ancora discriminata e priva di definizione nel linguaggio amministrativo. La nostra diffida nasce con lo scopo di attuare una modifica sostanziale della terminologia all’interno della documentazione amministrativa, inclusi i documenti d’identità».

Il linguaggio è il mezzo formativo del pensiero. L’essere umano vive con le persone percepite esclusivamente nel modo in cui gliele porge la lingua. La sottomissione verbale, la negazione del femminile in ogni contesto, a partire dalla carta d’identità fino alla coniugazione dei verbi, attua in Italia lo scopo di una perseverante e sfiancante denigrazione delle donne sia nel contesto sociale che economico.

«Il diritto al nome, alla parità di genere e all’identità personale - chiosa Maria Tiziana Lemme - passa anche e soprattutto dall’utilizzo e dalla formazione della documentazione amministrativa.

Questo obiettivo è un diritto fondamentale, perché le parole sono il tramite per la nostra visione del mondo, il nostro modo di pensare e di considerare le persone».


Ultimo aggiornamento: Martedì 7 Marzo 2023, 15:34
© RIPRODUZIONE RISERVATA