«Depressi perché iperconnessi? Una bufala»

«Depressi perché iperconnessi? Una bufala»
«La Rete è uno strumento formidabile per le relazioni, i problemi vengono da altri aspetti della società». Parola di Federico Tonioni, psichiatra che ha fondato e dirige (dal 2009) il primo ambulatorio in Italia sulla dipendenza da internet, presso il Policlinico Gemelli di Roma.

Social sotto accusa: «Chat e post aumentano la solitudine»​

Dottor Tonioni, cosa ne pensa dello studio americano che collega la depressione all'utilizzo dei social?
«La depressione viene prima, anzi ne deriva un rapporto problematico con la realtà e quindi l'abuso di internet. Non viceversa».

I social network che impatto hanno?
«Prima dell'avvento della Rete, le persone con difficoltà a relazionarsi erano isolate. Oggi, grazie a questi strumenti, alcuni soggetti realizzano le sole relazioni possibili».

Un impatto più che positivo, insomma...
«Secondo me gli adolescenti dovrebbero avere proprio un diritto all'iperconnessione».

Cioè?
«I giovani hanno assolutamente bisogno di investire nelle relazioni con i coetanei, anche online, per diventare se stessi».

Senza essere apocalittici, ma i nativi digitali sono a un punto di non ritorno?
«Il loro profilo cognitivo sta cambiando. Infatti andrebbe riformato anche tutto il sistema scolastico».

Questo cambiamento è positivo oppure ha alcune criticità?
«Nessuno delle due questioni: è evolutivo».

Le ricerche che periodicamente demonizzano la Rete come vanno considerate, allora?
«Questi studi sono sempre al servizio di determinate correnti di pensiero».

I pazienti che frequentano il suo laboratorio che rapporto hanno con i social?
«Non hanno un profilo social. Sono le persone che stanno bene in salute ad essere attive sui social».

Niente allarmismi quindi?
«Blue Whale e simili? Tutte sciocchezze».

Quindi si può essere iperconnessi e felici?
«Certo».
Ultimo aggiornamento: Martedì 13 Novembre 2018, 08:58
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