Denisse Prisciano, morta per un'errata diagnosi. Si rischia l'archiviazione senza colpevoli

Denisse Prisciano, morta per un'errata diagnosi. Si rischia l'archiviazione senza colpevoli

di Emilio Orlando
«Hanno scambiato un'emorragia celebrale per una gravidanza.Voglio che sia fatta giustizia per mia figlia morta giovanissima in ospedale. Sono stati commessi gravi errori nella diagnosi che ne hanno provocato la morte. Non mi darò pace finchè i giudici non renderanno il giusto alla mia Denisse». E' il drammatico appello di Marta Monaco, madre della 14 enne Denisse Prisciano morta il 6 novembre del 2017 dopo una lunga agonia causata da un' errata diagnosi. Secondo la donna e per i periti di parte la ragazza avrebbe potuto salvarsi se i medici avessero praticato subito una Tac.

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Un presunto caso di malasanità dove una grave emorragia celebrale a seguito di un aneurisma venne confuso con un banale periodo di stress psicofico, causando la morte di Denisse Prisciano corre il rischio di venire archiviato contro ignoti senza che venga resa giustizia alla vittima 14 enne. I fatti risalgono al 4 novembre del 2017, quando la ragazza si accasciò a terra a scuola accusando un malore. I docenti del liceo “Orazio” dove Denisse studiava con ottimo profitto, allarmati per lo stato di salute della studentessa chiamarono subito il 118 che intervenne in tempi rapidissimi con un' autoambulanza e la trasportò al pronto soccorso del nosocomio romano del “Sandro Pertini”. Qui iniziò il calvario per la 14 enne, durato quasi 48 ore fino al trasferimento al “Bambin Gesù” dove i sanitari tentarono il tutto per tutto per salvarla praticandole tre interventi chirurgici, ma ormai era troppo tardi. Il procuratore aggiunto Nunzia D'Elia e il sostituto Mario Ardigò delegarono diverse perizie cliniche sull'operato dei medici del Pertini che, secondo le accuse della madre, hanno inizialmente sbagliato la diagnosi, pensando fosse un malessere legato allo stress, fecero la T.a.c che svelò l'emorragia solo dopo le numerose richieste della madre. Sul caso intervenne anche l' ex ministro della salute Beatrice Lorenzin, che inviò degli ispettori ministeriali nelle strutture ospedaliere dove si svolsero i fatti.

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Nelle conclusioni delle relazioni sulle consulenze tecniche di parte civile redatte dal medico legale Guido Maria de Mari e dal neurochirurgo Roberto Vagnozzi, si legge che il decesso è stato provocato da:« un ingiustificato ritardo diagnostico e che una doverosa condotta alternativa avrebbe consentito di garantire, quantomeno in termini di elevata probabilità, la sopravvivenza della giovane paziente». Proprio su questo punto anche l' avvocato Giuseppe Rombolà legale della famiglia di Denise annuncia battaglia. « Ci sono stati dei gravi errori di valutazione della patologia. Gli esami strumentali radiologici come la tomografia assiale compiuterizzata, se fatti tempestivamente avrebbero chiarito subito l' estrema gravità del caso. Non averlo riconosciuto dai chiari sintomi che Denise mostrava è stata una grave negligenza. Sono state richieste proroghe d' ingagine, che ci auguriamo non conducano all' archiviazione del caso».

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Ultimo aggiornamento: Lunedì 19 Novembre 2018, 16:48
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