Alberto Torregiani, il figlio del gioielliere ucciso: «Ora mio padre può riposare in pace»

Alberto Torregiani, il figlio del gioielliere ucciso: «Ora mio padre può riposare in pace»

di Salvatore Garzillo
Alberto Torregiani, la sua vita è cambiata il 16 febbraio 1979, per mano dei Proletari armati per il comunismo di Battisti: suo padre, gioielliere, è stato ucciso e lei ha perso l'uso delle gambe. Ora si chiude il cerchio.
«Ho appreso la notizia alle 5, non riuscivo a prendere sonno e poi sono iniziate le telefonate di amici e giornalisti. A decine, così come i messaggi. Ho acceso il computer e ho pensato: forse stavolta ci siamo».
Anni di governi di ogni colore non sono riusciti a ottenere un risultato di questa portata.
«Va riconosciuto a Salvini che è stato il primo ad avere il coraggio e la fermezza per andare fino in fondo. Altri che lo hanno preceduto non sono stati così risoluti. Ha avuto un peso sicuramente l'allineamento politico a destra del nostro governo e di quello di Bolsonaro».
Manca poco al rientro di Battisti in Italia.
«Credo che le autorità boliviane non opporranno alcuna resistenza. Sono contento, ma ho imparato a essere concreto: finché non lo vedrò in cella non potrò festeggiare del tutto».
Qualcuno dice che Battisti potrebbe evitare l'ergastolo e scontare solo 30 anni.
«Guardi, me ne vanno bene anche 20, l'importante è che vada in galera e non esca dopo due anni grazie all'appoggio di qualche politico. Quando sarà in cella staremo attenti affinché abbia tutti i diritti dei detenuti ma nessuno dei privilegi di cui ha beneficiato finora».
Lo incontrerebbe in carcere?
«Non avrei alcun problema a confrontarmi, anzi ci sono ancora alcune cose che vorrei mi venissero chiarite. Ma posso anche vivere quanto mi resta senza essere nella sua stessa stanza. L'importante è che mio padre, Sabbadin e Campagna possano finalmente riposare in pace».

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Ultimo aggiornamento: Lunedì 14 Gennaio 2019, 08:46
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