Genitori aggrediscono infermiera, in disaccordo sul farmaco per il figlio: «Se si sente male ti uccido»

Attimi di paura e terrore ripresi in un breve filmato, pubblicato sui social dal consigliere regionale della Campania Francesco Emilio Borrelli

«Se mio figlio sta male, ti uccido»: aggressione choc all'infermiera in ospedale

di Redazione Web

Hanno minacciato e aggredito con un'estintore e una bombola d'ossigeno un'infermiera. L'episodio è accaduto al pronto soccorso pediatrico dell'ospedale Santobono di Napoli, dove due genitori in ansia per le condizioni di salute del figlio, non erano in accordo sul farmaco somministrato al piccolo paziente e se la sono presa con la dipendente. 

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Il video denuncia sui social

 

L'episodio è stato reso noto grazie a un video pubblicato sulla propria pagina Facebook dal consigliere regionale della Campania, Francesco Emilio Borrelli. Nel breve filmato si vedono alcuni concitati momenti dell'aggressione e si sente urlare il padre del piccolo: «Lo giuro sui miei figli, ti uccido. Se mio figlio si sente male, ti uccido». La polizia ha denunciato i due coniugi, un 41enne e una 43enne, per interruzione di pubblico servizio.

Il messaggio della vittima

La vittima ha scritto un messaggio al consigliere regionale della Campania di Europa Verde, Francesco Emilio Borrelli, che l'ha divulgato. Si è trattato, è il racconto dell'infermiera, «di un episodio spiacevole, un atto di violenza che ha interrotto il servizio del pronto soccorso del Santobono per più di 2 ore, mettendo a rischio la salute mia e soprattutto quella dei piccoli pazienti che non hanno potuto ricevere degna assistenza in quei momenti.

Io, infermiera di pronto soccorso pediatrico, ho dovuto abbandonare il posto di lavoro durante il turno notturno. Mi è stato impedito di svolgere il mio lavoro, sono stata nascosta dalle mie colleghe in uno stanzino, rinchiusa a chiave per difendermi. Sono stata bersaglio di gente che nemmeno voglio classificare».

Terrore al Santobono

Istanti di paura, minacce andate avanti nonostante l'intervento di polizia e vigilantes, durante i quali lei ha avuto la forza, spiega, «di tranquillizzare una mamma giunta in ospedale con una neonata che respirava male. Le stavo spiegando che sua figlia sarebbe stata la prossima bambina a essere visitata visto la difficoltà respiratoria. Sentendo inveire contro di me, aveva paura che quella gente si arrabbiasse con lei per la precedenza acquisita. Sono stata oggetto di minacce e violenza per più di 2 ore (mi è stata quasi lanciata una bombola di ossigeno e un estintore) per aver somministrato, chiedendo al genitore presente, del Nurofen a un ragazzo di 12 anni con un dolore toracico, dolore valutato ben 2 volte secondo i protocolli in uso - continua la donna -. Ma la madre non presente alla valutazione non era d'accordo sulla somministrazione del farmaco visto che il paziente era a suo dire asmatico, ma non ho avuto modo di farle capire che le due cose non sarebbero mai state correlate. Sono stanca di svolgere il mio lavoro così, non ho più voglia di combattere la violenza e la mancanza di rispetto per noi operatori sanitari. Non so se mai ci potrà essere soluzione...».


Ultimo aggiornamento: Martedì 15 Novembre 2022, 18:26
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