«Licenziata perché sono una transessuale». La denuncia di una professoressa di Roma

«Licenziata perché sono una transessuale». La denuncia di una professoressa di Roma

di Simone Pierini
«Probabilmente c'entra il fatto che io sia una donna transessuale, e questo sarebbe già molto più triste e ingiusto. E non voglio pensarci». La professoressa Giovanna Cristina Vivinetto è stata licenziata dopo appena due settimane di servizio in un Istituto paritario di Roma. Poetessa vincitrice del “Premio Viareggio”, 25 anni, era stata assunta come docente di letteratura al triennio linguistico. In un lungo post apparso su Facebook, uno sfogo dai toni morbidi, educati, ma chiarissimi, ha fornito la sua versione dei fatti denunciando un licenziamento secondo lei immotivato. Lo ha fatto elencando le movitazioni dell'allontanamento ricevute da parte della scuola. Ma secondo la donna ci sarebbe poco di vero in quelle parole. «Il fatto è questo - scrive su Facebook - dopo appena due settimane di servizio, ieri la scuola paritaria che mi ha assunta mi ha licenziata in tronco, con motivazioni confuse, nebulose e, in sostanza, poco credibili. L'antefatto: prima di essere assunta, c'era stato un serrato confronto tra la preside (che non mi voleva e che mi ha licenziata) e la proprietaria della scuola (che invece puntava sulla mia assunzione e fino a ieri è stata indecisa se tenermi ancora)».



LE MOTIVAZIONI DEL LICENZIAMENTO
La professoressa ha pubblicato i motivi che avrebbero spinto la preside a prendere la decisione dell'allontanamento. «Ho preso tre giorni di malattia la scorsa settimana per una forte tonsillite batterica con febbre a 39 - scrive la prof - Durante questi tre giorni di assenza, dice la preside, i ragazzi e i genitori "hanno trovato il coraggio" e sono andati a lamentarsi. Tra tutti i docenti, proprio di me e per le seguenti problematiche: 1) sono indietro col programma; 2) spiego troppo velocemente (contraddizione con il primo punto); 3) quando spiego sembro confusa e insicura, a tal punto che non si capisce dove voglia andare a parare; 4) non riesco a farmi rispettare dai ragazzi; 5) le mie spiegazioni sconfinano su argomenti non attinenti al programma; 6) non riesco a fare presa ed essere coinvolgente; 7) non ho la tempra del docente perché, per "vocazione", sono una poeta tout court; 8) la mia forma mentis è troppo "da scrittore e letterato" e poco da docente, e questo significa che "da artista" quale sono, le mie spiegazioni sono improntate a cose che non hanno attinenza con la realtà, ma a voli pindarici tipici degli artisti lunatici e imprevedibili».



IL RAPPORTO CON I SUOI ALUNNI
La spiegazioni della preside non convincono la professoressa Giovanna Cristina Vivinetto che ha raccontato la sua versione del rapporto instaurato in breve tempo con i suoi alunni. «I ragazzi in classe mi hanno sempre riferito tutt'altro - scrive ancora - giudizi entusiastici del tipo: "Prof., che bello rivederla oggi! È proprio un piacere" o "È la nostra docente preferita perché riesce a spiegare bene risultando molto simpatica", oppure, a fine lezione, "Che belle le sue spiegazioni!". Ma quando ho fatto presenti queste impressioni, mi è stato detto: "Giovanna, i ragazzi sono infami, ti dicono una cosa e poi a noi vengono a dirne un'altra: non devi mai credergli". Eppure in due settimane i ragazzi venivano da me per confidarmi i loro problemi, gli eventi di 'bullismo' dentro la scuola, i loro desideri e aspirazioni. Volevano leggere le mie poesie, scriverne di loro pugno. Uno di loro è venuto a portarmi il suo prezioso quaderno con tutte le sue poesie scritte a mano. Un altro ha preso coraggio e ha letto in classe una sua poesia "che aveva vinto un concorso"»​. 

LA SUA FORMAZIONE
La professoressa si difende mostrando anche la sua formazione professionale. Rispondendo così alle motivazioni del licenziamento. «Dopo cinque anni di studi letterari e tutta l'esperienza fatta da "oratrice" nel corso gli ultimi due anni in giro per l'Italia - spiega - vi immaginate mentre spiego gli Inni sacri e le tre edizioni dei Promessi sposi di Manzoni e nel frattempo parlo di tutt'altro passando di palo in frasca? Oppure sembrare confusa nel definire i caratteri del romanzo epico-cavalleresco o incerta nell'esporre i primi documenti in volgare? Mi sembra assurdo solo a pensarlo».

LE "SUE" MOTIVAZIONI
La professoressa una sua idea sui motivi dell'allontanamento ce l'ha. «Credo in sostanza che le motivazioni di questo gesto - conclude nel suo post su Facebook - ai miei occhi imprevisto, ingiustificato e imprevedibile, risiedano altrove, ma non voglio indagare questo altrove. Probabilmente a loro è pesata la mia assenza per malattia, dal momento che una scuola privata spesso sfrutta e non guarda in faccia nessuno (ieri mattina c'era già la nuova docente a sostituirmi). Probabilmente c'entra il fatto che io sia una donna transessuale, e questo sarebbe già molto più triste e ingiusto. E non voglio pensarci. Resta che mi spiace e che la serietà e la professionalità per assurdo non si trovano in quei luoghi dove dovrebbero essere date per scontate perché da li passa la cosa più preziosa che abbiamo, il nostro futuro. Perdonate l'amarezza dello sfogo».
Ultimo aggiornamento: Martedì 15 Ottobre 2019, 19:46
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