La fuga dall'Africa, l'impegno per integrarsi, poi la morte sul lavoro: il sogno spezzato di Sidibe

La fuga dall'Africa, l'impegno per integrarsi, poi la morte sul lavoro: il sogno spezzato di Sidibe

di Paolo Carnevale
È morto schiacciato da una grossa lastra di calcestruzzo che gli è venuta addosso senza lasciargli scampo. Sarebbe questa, in estrema sintesi, la dinamica dell'incidente che è costato la vita ieri mattina a Sidibe Ousmane, 24enne (aveva compiuto gli anni appena due settimane fa) originario della Costa d'Avorio che viveva da ormai circa 4 anni ad Anagni. E che lavorava da qualche mese come operaio all'interno di dell'impresa Tecno Polimeri, nei pressi del casello autostradale che si occupa di recupero e di trasformazione di gomma e di plastica. Secondo la prima ricostruzione dei fatti l'incidente si è verificato poco dopo le 12 di ieri mattina. Il giovane operaio stava lavorando all'interno di uno dei capannoni dell'azienda quando, per cause che sono ancora da definire, un pezzo di parete in calcestruzzo gli è caduta addosso, non lasciandogli scampo. A soccorrere il giovane sono stati i colleghi che si trovavano vicino a lui. E che, quando hanno capito la gravità dell'accaduto, hanno subito chiamato i soccorsi.

L'ambulanza del 118 è arrivata sul posto in pochi minuti; il personale medico a bordo, vista la situazione ormai disperata, ha chiesto l'arrivo urgente di un'eliambulanza per portare il giovane in un centro più attrezzato. L'eliambulanza però, una volta arrivata sullo spiazzale dell'azienda, è ripartita senza il giovane operaio a bordo, segno chiaro ed evidente che ormai per il povero 24enne ivoriano non c'era più nulla da fare. Sul posto, oltre ovviamente ai carabinieri, sono arrivati anche gli ispettori dell'ASL, che dovranno ora stabilire se siano state rispettate nell'azienda tutte le misure relative alla sicurezza sul lavoro.

LO SCONCERTO
La notizia morte del povero Sidibe si è diffusa in un attimo in città, sconvolgendo quanti lo conoscevano. Quella dell'ivoriano era stata, fino ad ora almeno, una bella storia di accoglienza e di integrazione. Sidibe era arrivato da rifugiato in Italia con un alcuni suoi connazionali nel 2016, ed era stato ospitato ad Anagni all'interno di un programma di accoglienza profughi; assieme ad un gruppo di suoi compagni aveva trovato rifugio all'interno della ex chiesa della Madonna del Popolo, all'interno del centro storico della città dei Papi. In seguito, l'anno scorso era riuscito a regolarizzare la sua posizione; con due suoi amici aveva preso un piccolo appartamento in affitto a pochi metri di dal palazzo comunale. Nel frattempo era anche riuscito a trovare lavoro. L'azienda, dopo alcuni contratti a termine, lo aveva assunto in maniera definitiva. Sidibe lascia una moglie e due bambini piccoli che si trovano ancora in Costa d'Avorio.

Grande la commozione di quanti lo conoscevano: «Sidibe era una persona meravigliosa -ha detto uno dei ragazzi che lo avevano conosciuto durante il primo periodo, quello dell'arrivo in città -; era arrivato che praticamente non conosceva la lingua e non sapeva né leggere né scrivere; ha cercato con tutte le sue forze di integrarsi, fino ad imparare l'italiano. Davvero un ragazzo splendido». Sconvolta una signora che ieri mattina lo aveva visto poco prima di andare al lavoro: «lo avevo salutato quando l'ho visto alla fermata dell'autobus: non potevo immaginare- ha detto-che sarebbe stata l'ultima volta che lo vedevo».
Ultimo aggiornamento: Martedì 25 Febbraio 2020, 14:27
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