Senza spazio, aria e luce: così sono stipati i presunti combattenti Isis

Senza spazio, aria e luce: così sono stipati i presunti combattenti Isis
Per soffire e morire asfissiati, o torturati, è sufficiente essere un sospettato: non importa se qualcuno in realtà è un civile miracolosamente scampato agli orrori della guerra, se le autorità sospettano qualcosa si è destinati di nuovo a lottare per non morire in modo disumano. Ora che l'esercito iracheno è riuscito a riconquistare Mosul, nella città che fino a pochi mesi fa una delle roccaforti dell'Isis sono partiti i primi processi a carico di tutti i sospettati di essere guerriglieri jihadisti.


 
Decine di sospettati sono già stati torturati e uccisi, altri si trovano in carcere in condizioni disumane: lo denuncia l'organizzazione Human Rights Watch. Secondo le testimonianze raccolte dell'osservatorio internazionale, ai massacri e alle torture vengono sottoposti anche donne e bambini. 


 
La conferma, d'altronde, arriverebbe anche da parte delle autorità irachene: in diverse testimonianze raccolte dall'Associated Press (Ap) a Mosul, militari iracheni tra cui alti ufficiali ammettono - a condizione di rimanere anonimi - di aver ucciso persone sospettate di esser legate all'Isis in un clima di generalizzata «sete di vendetta». 
Anche il premier iracheno Haidar al Abadi ha condannato oggi le violazioni commesse da parte di «individui», membri delle forze governative o delle milizie anti-Isis nella regione di Mosul, affermando però che «si tratta di casi individuali commessi da persone ignoranti o che si erano accordate con l'Isis stesso per gettare cattiva luce sull'operato delle forze di sicurezza».


 
Nei giorni scorsi aveva suscitato scalpore un video in cui si mostravano militari iracheni gettare persone sospettate di appartenere all'Isis dai piani alti di un edificio vicino all'Eufrate e di sparare ai loro corpi a terra. Una sorte meno tremenda attende invece una donna francese, catturata a Mosul assieme ai suoi due figli di sei mesi e otto anni, e accusata di essersi arruolata nell'Isis. Il suo essere straniera, in possesso di un passaporto europeo, sembra averla salvata da possibili uccisioni a sangue freddo. Il suo avvocato in Francia ha chiesto che sia riportata in patria mentre il governo francese afferma che deve essere processata in Iraq.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 20 Luglio 2017, 15:15