«Le agenzie di intelligence occidentali erano consapevoli del ritrovamento del cobalto e per tre anni hanno monitorato con ansia qualsiasi segnale che potesse mostrare che i militanti stessero usando il materiale», scrive il Washington Post. Le preoccupazioni si sono intensificate a fine 2014, quando l'Isis rese noto di aver ottenuto materiale radioattivo e quindi all'inizio dello scorso anno quando i terroristi presero possesso dei laboratori dello stesso campus universitario di Mosul con l'obiettivo apparente di costruire nuovi tipi di armi. I comandanti militari iracheni sono stati informati della potenziale minaccia mentre lottavano contro i militanti casa per casa vicino alla struttura dove si trovava il cobalto. A inizio di quest'anno, funzionari governativi sono entrati nell'edificio e nel deposito di Mosul dove si trovavano i macchinari e li hanno trovati intatti: il cobalto non è mai stato usato.
«Non si sono resi conto di quello che avevano in mano», ha commentato un funzionario del ministero della Sanità.
Secondo militari Usa ed esperti nucleari, i jihadisti potrebbero essere stati frenati da problemi pratici: come smontare i rivestimenti di protezione dei macchinari senza correre il rischio di fughe radioattive.
Ultimo aggiornamento: Domenica 23 Luglio 2017, 18:27
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