Toronto, il killer è un folle: per fermarlo non sono stati sparati colpi. Anne-Marie vittima italoamericana

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di Daniela Sanzone
TORONTO – Yonge Street, una delle strade più vive, colorate e festive di Toronto, oggi era completamente silenziosa. Sul luogo del terribile attacco di ieri troneggiano fiori e numerosi cartelloni con frasi d’amore per le dieci vittime e le loro famiglie e sostegno per i quindici feriti, mentre la polizia pattuglia incessantemente l’area. Cittadini delle strade adiacenti si sono organizzati per offrire bottigliette d’acqua ai passanti. La prima vittima identificata, Anne-Marie D’Amico, è di origine italiana. Oltre che scioccati, i canadesi si sono detti increduli, come se il pacifico Canada, un paese che fa del rispetto per la diversità e del multiculturalismo il suo fiore all’occhiello, debba rimanere immune da episodi di questo tipo.



Ieri, poco dopo l’ora di pranzo, il venticinquenne Alek Minassian, alla guida di un furgoncino bianco preso in affitto, ha tagliato una curva nella zona a nord est della città, è salito sul largo marciapiede di quella che si ritiene la strada più lunga del mondo, e ha investito a gran velocità tutti i pedoni che si trovavano sul posto. In pochi attimi, una delle prime giornate di sole caldo dopo un lungo e rigido inverno è diventata l’inferno. Testimoni sotto choc hanno descritto passeggini che volavano per aria, scarpe e vestiti sparsi e sangue dappertutto. Le ambulanze e gli operatori di pronto soccorso hanno lavorato rapidamente con il locale ospedale Sunnybrook per salvare più vite umane possibili. 
 
 


Minassian, 25 anni, studente al Seneca College e residente a Richmond Hill, cittadina a pochi chilometri a nord del luogo del massacro, dopo l’orribile attacco è sceso dal van con in mano un cellulare utilizzandolo come fosse un’arma e ha urlato alla polizia: “Sparatemi”. Ma il poliziotto non si è fatto intimidire e senza perdere il sangue freddo lo ha arrestato dopo averlo fatto stendere per terra. Non è partito neppure un colpo d’arma da fuoco. Un dato di cui i canadesi si sono detti orgogliosi e che conferma la differenza con i vicini Stati Uniti. Questa mattina, Minassian ha fatto la sua prima comparsa in tribunale, senza espressioni sul viso. Ha ricevuto dieci capi d’accusa per omicidio di primo grado e tredici di tentato omicidio. Un ex compagno di classe delle scuole superiori lo ha definito un uomo tranquillo, un tipo singolare, dall’atteggiamento strano, non esattamente violento, ma che metteva le persone a disagio. Dall’agosto all’ottobre del 2017, Minassian si era arruolato nell’esercito canadese, ma non aveva voluto concludere il training. Dai social media, emerge che il giovane aveva dimostrato interesse per una comunità di misogini, invidiosi del successo con le donne dei coetanei, e aveva twittato che era cominciata la rivolta dei “celibi involontari” inneggiando a Elliot Rodger, che a ventidue anni nel 2014 aveva compiuto il massacro di Isla Vista, in California, uccidendo sette persone.

Il sindaco di Toronto John Tory si è detto vicino alle vittime e alle loro famiglie e ha chiesto di restare calmi, uniti e solidali in questa terribile tragedia. In consiglio comunale, nel parlamento provinciale dell’Ontario e in quello federale, questa mattina si è tenuto un minuto di silenzio in onore e rispetto delle vittime. Anche ieri sera, prima della partita di hockey della squadra locale, i Maple Leafs, gli spettatori si sono alzati in piedi e hanno osservato un minuto di silenzio, con i volti tristi, tra qualche lacrima. La CN Tower, seconda torre più alta del mondo che alla sera si illumina, è rimasta spenta.

Dal G7 in corso in città, il ministro della Sicurezza ha fatto sapere che non considera questo un attacco terroristico e che il livello di sicurezza della città non cambia dopo l’attacco e rimane medio. Anche il primo ministro Justin Trudeau ha rassicurato i canadesi che si tratta di un episodio isolato.
Ultimo aggiornamento: Martedì 24 Aprile 2018, 21:08
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