Pernigotti, i lavoratori portano cioccolatini a Di Maio: «Se Novi chiude non saranno più così buoni»

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Il tavolo sulla Pernigotti «va avanti solo se viene la proprietà. Per questo il presidente del Consiglio in persona convocherà la proprietà turca alla presidenza del Consiglio». Lo ha detto il vicepremier e ministro Luigi Di Maio, al termine dell'incontro al ministero dello Sviluppo economico al quale per l'azienda hanno preso parte dei consulenti in rappresentanza della Toksoz. 



«Incontreremo la proprietà -ha aggiunto Di Maio - e spiegheremo che per noi Pernigotti e i suoi lavoratori sono uniti». «Se la proprietà vuole uscire da questo stabilimento, deve dare la totale disponibilità a cedere marchio e stabilimento insieme», ha continuato il ministro. «Ma dev'essere chiara una cosa: noi entro la fine dell'anno faremo una norma, una proposta di legge, che lega per sempre i marchi ai loro territori. Non è più accettabile - ha concluso - che si venga in Italia, si prenda un'azienda come la Pernigotti, e si trasferisca la produzione mantenendo il marchio».
 
 


Prima dell'incontro con il ministro del Lavoro Di Maio, una delegazione di manifestanti ha distribuito cioccolatini ai passanti scandendo «Lavoro! Lavoro!».
A Novi ligure i lavoratori della Pernigotti sono oltre 250 tra dipendenti (cento), stagionali, interinali e altre tipologie.
«Lavoro alla Pernigotti da oltre 20 anni, - racconta una delle manifestanti - e continuo a mangiare tantissimi cioccolatini, non stancano mai. È per le capacità dei miei colleghi che hanno anche 30 anni di esperienza. Se Novi chiude, non saranno più così buoni». «Non c'è solo il problema dell'occupazione, che per noi è prioritario, ma c'è anche una truffa nei confronti dei consumatori che leggono Pernigotti 1860 e comprano cioccolato prodotto altrove», afferma il segretario generale della Uila Uil, Stefano Mantegazza. 

 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 15 Novembre 2018, 15:53
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