Manovra, da Renzi a M5S un nuovo stop sull'Iva e sui tetti alle detrazioni

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di Alberto Gentili
La linea Maginot eretta da Luigi Di Maio e Matteo Renzi regge. Tant'è, che alla vigilia del vertice di maggioranza chiamato a sciogliere gli ultimi nodi politici, cadono definitivamente la rimodulazione dell'Iva e l'ipotesi di azzerare le detrazioni fiscali per asili, cure mediche etc per chi supera il tetto degli 80 mila euro di reddito.

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Il premier Giuseppe Conte e il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, pur ancora alla disperata ricerca di 2,5 miliardi di coperture con cui finanziare il taglio del cuneo fiscale, il rinnovo dei contratti pubblici e le misure a favore delle famiglie, non possono infatti aprire un fronte con il leader dei 5Stelle e il capo di Italia viva che hanno scolpito sulla pietra il loro no a qualsiasi aumento della pressione fiscale.

Così arriva lo stop alle rimodulazioni dell'Iva e al tetto alle detrazioni. Da palazzo Chigi però non escludono che «qualcosa potrebbe cambiare» durante il percorso parlamentare della manovra: rimodulare l'Iva darebbe più strumenti e più forza a Conte per siglare il famoso patto «con i cittadini onesti» contro gli evasori. In ogni caso ciò avverrà, se avverrà, dopo che Renzi avrà celebrato nel prossimo week-end la Leopolda: palcoscenico perfetto per lanciare strali contro il premier e il Pd. Scontro che Conte e il segretario dem Nicola Zingaretti vogliono scongiurare.

LE MILLE QUESTIONI APERTE
I nodi da sciogliere sono ancora tanti. «Sono giorni febbrili», ammette Conte. Talmente febbrili che il vertice previsto per questa sera con ogni probabilità slitterà alla serata di domani, per svolgere quelle che Conte chiama «le ultime ricognizioni» e per dare tempo ai tecnici dell'Economia di studiare le «varie ipotesi alternative». E' certo, invece, che la riunione del governo chiamata ad approvare il decreto fiscale e il documento programmatico di Bilancio sarà fatta martedì. Giusto in tempo per inviare il documento, alla mezzanotte, a Bruxelles.

Uno dei temi su cui ci sarà scontro è l'applicazione del taglio del cuneo fiscale. Decisi a dare una svolta sociale alla legge di bilancio, Conte, Di Maio e Zingaretti, vorrebbero dedicare la sforbiciata agli incapienti, quelli che dichiarano meno di 8 mila euro l'anno e sono rimasti fuori dal bonus Renzi. In questo caso il beneficio sarebbe di 60 euro al mese. Il leader di Italia viva invece spinge per tagliare il cuneo all'intera platea (reddito fino a 26 mila euro) che già incassa il bonus di 80 euro. L'aumento in busta paga, se venisse adottata questa soluzione, sarebbe di 40 euro mensili. Pochi. E Conte, a Napoli alla festa 5Stelle, prova a rassicurare: «In questa congiuntura, dovendo non aumentare l'Iva, non avremo grandi margini sul cuneo fiscale. Ma faremo meglio». Anche perché «lo spread basso ci porterà 18 miliardi in tre anni».

Altro fronte è l'assegno unico per i figli invocato un po' da tutti. Ma dovendo fare i conti le ristrettezze di bilancio, Gualtieri sta studiando una formula di mediazione: inserire tutte le risorse sparse nel bilancio dello Stato a favore delle famiglie con figli in un fondo unico. E nei mesi successivi, com'è accaduto per il reddito di cittadinanza e quota 100, varare l'assegno unico.

Da stabilizzare, poi, la mediazione suggerita da Zingaretti (e accettata da Iv) sul carcere agli evasori. Il leader del Pd ha proposto di rinviare l'inasprimento delle pene a una legge ad hoc, Di Maio e Conte invece insistono e vorrebbero inserire il giro di vite nel decreto fiscale. «In caso di conclamata e grave evasione non capisco perché non si debba andare in carcere», afferma il premier. E il leader grillino: «Non si può perdere altro tempo per le manette ai grandi evasori».

C'è, infine, da chiudere il contenzioso sull'ipotesi di allungare di tre mesi le finestre di quota 100. La ministra del Lavoro Nunzia Catalfo frena: «Al momento la cosa non esiste». Ma non è escluso che, per reperire risorse, qualche modifica soft salti fuori.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 14 Ottobre 2019, 15:56
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