Lavoro, molti sono «ancora» solo per uomini: l’importanza di superare il gender gap, nasce uno studio tutto al femminile

Mondializzazione dei mercati, nuove tecnologie, flessibilità del lavoro, eppure l’impiego femminile è per lo più concentrato in determinati settori

Lavoro, molti sono «ancora» solo per uomini: l’importanza di superare il gender gap, nasce uno studio tutto al femminile

di Redazione Web

In Italia, il lavoro, sembra avere ancora oggi una declinazione propriamente maschile. Sebbene le donne siano più istruite degli uomini con un 23,1% di laureate contro il 16,8% di uomini, i tassi di occupazione dicono tutt’altro: 55,7% contro il 75,8% degli uomini. I dati, emersi dall’ultimo rapporto Istat sui Livelli di istruzione e ritorni occupazionali per il 2021, mostrano un mercato del lavoro caratterizzato da forti differenze di genere, che aumentano soprattutto in alcuni settori. La professione dell’odontoiatra è fortemente ad appannaggio degli uomini: su 62 mila iscritti all’Albo professionale, solamente 16 mila sono donne, e soltanto 4mila hanno compiti decisionali.

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Uno studio di sole donne

 

«Una piccola pattuglia di battagliere che spesso ricoprono ruoli legati alla pedodonzia, l'odontoiatria pediatrica e alla ortodonzia. Come se la chirurgia fosse esclusiva dei maschi - afferma Maria Patrizia Di Caprio, medico odontoiatra di Casavatore, che a Napoli ha dato vita ad uno studio dentistico di sole donne fra i 20 e i 45 anni -. In questo Paese bisogna superare antichi retaggi culturali che proprio al Sud si ingigantiscono. Dare lavoro a delle donne consente loro una maggiore indipendenza economica e psicologica dal compagno o dal marito. Nel nostro caso, magari non potremo fare le dieci di sera perché vogliamo vivere la nostra famiglia e svolgere anche il nostro ruolo di mogli e madri, ciò però non ci rende meno capaci e professionali dei colleghi uomini. Purtroppo, a noi donne viene chiesto di lavorare come se non avessimo dei figli e di fare le mamme come se non lavorassimo, un paradosso ancora molto presente che condiziona l’intero mercato del lavoro».

Pensiero antico e attuale



Relegare la figura della donna a percorsi di studio e professioni più «adatte» alla sua natura è un pensiero antico, purtroppo ancora oggi molto attuale, specie in alcuni contesti. E nonostante la mondializzazione dei mercati, l’introduzione delle nuove tecnologie, e la flessibilità del lavoro, l’impiego femminile è per lo più concentrato in determinati settori ed aree lavorative. «Crescendo in una famiglia di operai, io le mie due sorelle, secondo la cultura popolare, avremmo potuto al massimo aspirare a un diploma finito - spiega Maria Patrizia Di Caprio - e invece io volevo fare la dentista, andare all'Università e prendere quello che, un tempo, veniva definito come una sorta di ascensore sociale.

Ma, nonostante la gran fatica, oggi faccio il lavoro che amo, e proprio per questo voglio dare un'opportunità a chi, da donna, ha difficoltà ad averne, e ribadire l’importanza ed il valore dello studio, sebbene i modelli attuali propongano tutt’altro tipo di prospettive per il futuro dei ragazzi. Specie per i giovani che vivono in realtà come la mia Casavatore, che ha una densità popolare altissima, la più alta in Europa, dove molti ragazzi sono preda facile della criminalità organizzata, entrano ed escono dalla galera, e la dispersione scolastica e la disoccupazione rendono la situazione ancora più complessa e critica».

Il divario

E proprio in fatto di istruzione, il divario tra Nord e Sud è molto forte: al Meridione il 38,1% ha il diploma di scuola secondaria superiore e solo il 16,4% è laureato, al Nord e nel Centro il 45% circa ha un diploma e più di uno su cinque una laurea, rispettivamente il 21,1% e 23,7% (dati Istat). Eppure, ci sono storie che vanno in contro tendenza, che hanno saputo superare gli stereotipi e quella mentalità popolare di vecchio stampo che contribuiscono a rendere sempre più complicato l’accesso delle donne al mondo del lavoro, aggravando la discriminazione di genere.

Le storie

Federica ha 34 anni, è di Torino, e si è trasferita a Napoli per amore. Susy, invece, ha 42 anni, due figli e aveva perso le speranze di trovare un impiego. Ma c’è anche Assia che di anni ne ha 32. Lei non sapeva nemmeno come fosse fatto un contratto vero. Krizia, nata a Scampia, a 22 anni a causa di una gravidanza inaspettata ha dovuto abbandonare l'università. Poi ci sono anche Veronica che ha deciso di lasciare gli studi accademici perché non le piacevano. E la 21enne Angela. Il suo sogno è quello di sposarsi a breve ma, a causa di una la possibile maternità, le speranze di trovare un lavoro erano sempre meno. «Federica, Susy, Krizia, Assia, Veronica e Angela, e le dottoresse Lucrezia ed Emanuela sono donne con storie simili, per lo più accomunate dalla difficoltà di mantenersi in equilibrio tra lavoro e vita privata, tra il ruolo di moglie e madre e quello di lavoratrice, come se uno escludesse l’altro, che con me condividono l’esperienza di lavorare in uno studio odontoiatrico tutto al femminile», conclude Maria Patrizia Di Caprio.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 23 Febbraio 2023, 19:11
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