La “Sugar Tax” e i posti di lavoro a rischio: governare è l'arte del compromesso

La “Sugar Tax” e i posti di lavoro a rischio: governare è l'arte del compromesso
Finite le Feste iniziano le diete. Il Governo è sensibile al tema: decide di aiutare i cittadini e vara la cosiddetta Sugar Tax (tassa sullo zucchero). Se un litro di cola prima costava 1 euro, dopo la Sugar Tax costerà 1,10 euro (da ottobre). L'intento è chiaro e poggia tecnicamente su un fenomeno chiamato elasticità della domanda: se il prezzo di un prodotto sale, meno persone lo vorranno acquistare.

Dice il Governo: seguiamo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (gente seria) e introduciamo un disincentivo al consumo di prodotti dannosi per la salute. Dicono le aziende produttrici di alimenti zuccherati: se ridurrete i consumi in questo modo, noi saremo costretti a licenziare. Salute contro lavoro, quindi?

Le tasse servono anche a orientare i comportamenti. Si rispetta, cioè, la libertà di scelta - e non si proibisce, per dire, il fumo- ma lo si rende caro, molto caro, sempre più caro, proprio per scoraggiarne l'uso. Di contro, ogni posto di lavoro significa vendite: se calano le vendite si produce meno e serve meno lavoro.
Governare è l'arte del compromesso: è proprio vero.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 15 Gennaio 2020, 07:59
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