I nuovi pomodorini «hanno un buon sapore, anche se il giudizio ovviamente dipende dai gusti personali» afferma il biologo Zachary Lippman che ha guidato lo studio. «Abbiamo dimostrato come produrre coltivazioni diverse, senza la necessità di bistrattare la terra o usare eccessive quantità di fertilizzanti, che poi finiscono nei fiumi e corsi d'acqua.
Il nostro – prosegue il ricercatore - è un approccio complementare che aiuta a nutrire le persone, a chilometro zero e con un minore impatto ambientale». Il risultato è stato ottenuto ritoccando tre geni nel Dna del pomodoro: SP e SP5G sono stati regolati per indurre la pianta a fermare precocemente la sua crescita in modo da produrre fiori e frutti prima del tempo; infine il gene SIER è stato modificato con la tecnica Crispr che 'taglia e incolla' il Dna per ottenere rami più corti. «Posso dire che gli scienziati della Nasa hanno già espresso interesse per i nostri pomodori», conclude Lippman.
Ultimo aggiornamento: Sabato 4 Gennaio 2020, 22:57
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