Rosanna Marziale: «Io, Barbie in cucina tra mozzarella e pane cafone»

Rosanna Marziale: «Io, Barbie in cucina tra mozzarella e pane cafone»

di Rita Vecchio
Saranno gli occhi verdi, la solarità, l'essere gentile. Forse è anche per questo se Rosanna Marziale è la Barbie-chef di cui la Mattel ha scelto di riprodurne le sembianze in occasione dei festeggiamenti per i 60 anni dell'icona. Stellata di Le Colonne di Caserta, e chef di San Bartolomeo Casa in Campagna a Caiazzo (entrambi ristoranti di famiglia), la cucina l'ha nel sangue.



Ammetta che ora si sente più fashion e con l'autostima a mille
«Macché! Sono felice, ma imbarazzatissima. Pensi, sono sempre stata un maschiaccio e non ho mai giocato con le Barbie. Solo una volta mi sono vestita da fatina, momento probabilmente non mio (ride, ndr)».

L'hanno invidiata?
«Non credo. Anche se l'invidia c'è sempre e ovunque».

Quindi l'ha vissuta?
«La competizione esiste. A 16 anni chiudevo i contratti dei banchetti, mi confrontavo con adulti vestendo il ruolo di responsabilità nonostante fossi piccola e donna. Diciamolo: il mondo dei cuochi è un po' maschilista e capita - senza fare nomi - di sentire colleghi che non ci vogliono, adducendo motivazioni inascoltabili, come quella che li distraiamo».

Questo lavoro lei l'aveva già scritto all'anagrafe.
«Sono nata e cresciuta nel ristorante di famiglia. Giocavo con i miei amici, stavo tra i fornelli e correvo tra i tavoli. Per me, il ristorante era casa. Sono sempre stata qui - a parte gli stage da Vissani e da Berasategui in Spagna - con l'indole di cucinare per tanti. Il contrario mi deprimerebbe. Con i banchetti puntiamo all'eccellenza».

Usa spesso il plurale.
«Con me ci sono mia madre Pasqualina e due dei miei tre fratelli, Loreto e Maria. Mentre papà Gaetano, ci assiste da lassù. A lui ho dedicato la stella nel 2012. Era ristoratore e pasticcere, generoso, non diceva mai di no. Fino agli anni 80 il ristorante si chiamava La Bomboniera: le sue tagliatelle ripiene, servite nei tegamini di coccio (e che amavamo mangiare roventi), erano il piatto top. Oggi capita di trovarle ancora, fuori menu».

E i suoi?
«Sperimentavo di tutto. Fino al risotto di mare dentro la formella di ricotta creato per Barbie o alla pizza al contrario. La mia è una cucina semplice dal pensiero elaborato, pratica e senza tanti giri di parole».

Retorico è chiederle gli ingredienti preferiti.
«Mozzarella, pane cafone (quello lievitato naturalmente che dura una settimana), pomodoro, pasta di Gragnano. Sono una classicona».

La cosa più brutta che si è sentita dire?
«Che avevo la presunzione di fare novelle cuisine a Caserta, termine con cui la gente chiamava il piatto bello ed elaborato».

Colpa della palla di mozzarella?
«Certo, sdoganare un simbolo di sacralità, è stato ardito. Ma alla fine hanno apprezzato».

E ha proposto le audio degustazioni
«All'inizio molti non le volevano. Anche questo, ardito. Ora le cuffie sono in menu, come fossero un piatto da ordinare».

Sogni?
«Sono scaramantica ma non le nascondo che vorrei vedere i miei piatti da mangiare in giro per il mondo».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 19 Aprile 2019, 07:46
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