Borghese: «Cucina pirata e rock ’n’ roll, ecco la mia nave scuola»

Borghese: «Cucina pirata e rock ’n’ roll, ecco la mia nave scuola»

di Rita Vecchio
Cucina in tv? Si pensa subito a lui. Alessandro Borghese, chef rock 'n' roll dei programmi televisivi, i libri Cacio e Pepe e quello di 4 Ristoranti appena uscito, la passione per l'arte e il ristorante a Milano, il Lusso della Semplicità in zona CityLife, sintesi perfetta di personalità.



Sua madre è l'attrice Barbara Bouchet e suo padre imprenditore. Come è finito dietro i fornelli?
«Grazie a odori, profumi e gesti di quando ero piccolo. Alla convivialità della domenica, quando mio padre mi preparava il ragù, il pacchero strapazzato con i pummarulella o pasta e patate».

Ingombrante essere figlio d'arte?
«In alcuni momenti, lo è. Mia madre in tv, le copertine su Playboy Gli sfottò dei compagni c'erano. Ma ho avuto la fortuna di avere due genitori molto intelligenti».

E che hanno detto quando è diventato cuoco?
«Perché, lo sono diventato? (ride, ndr). Sono ancora in apprendistato. Mio padre mi ha insegnato a scegliere un lavoro che mi facesse alzare la mattina contento. Che mi piacesse, non pensando a fama, tv o ristoranti blasonati».

Il significato del verbo cucinare?
«Divertimento. Gioia. Convivialità. Cucinavo per gli amici. Poi ho scoperto che poteva essere un lavoro. Uscivo dalla scuola americana. E visto che non mi piaceva studiare, sono salito a bordo delle navi per capire cosa volevo fare nella vita».

Quanto ci è stato?
«Tre anni. Tutti li chef si dicono figli di Marchesi. Per me, la nave è stata università galleggiante e casa. E io e i miei compagni, i pirati della cucina. Viaggiavo, stavo con gli amici, pieno di donne, guadagnavo e vedevo il mondo. Cosa volere di più? Io che per il lavoro dei miei, ero cresciuto in braccio alle babysitter».

Mi racconta un episodio?
«Di quelli che si possono raccontare? (ride, ndr). Il giorno libero lo prendevo sempre a Rodi: affittavo la motocicletta e andavo in giro con la passeggera di turno. Una volta, tra un tramonto, un calice di vino, e tanto romanticismo sento suonare la nave (ultimo avvertimento prima della partenza). Ero dall'altra parte dell'isola. Si immagini l'equipaggio e 900 persone a bordo che aspettavano, oltre commenti vari Me la cavai con una bella lettera di richiamo».

L'insegnamento più forte?
«Umiltà. E sapere che il piatto è finito solo quando il cliente torna a mangiarlo».

Un rimprovero?
«Cucinare più di pancia che di testa. Quando si è all'inizio, capita».

Il piatto più difficile?
«Ogni volta che devo preparare per mia figlia. Un delirio».

Perché il suo piatto è la cacio e pepe?
«È il lusso della semplicità. Oltre che simbolo della mia romanità».

Si sente rock 'n roll?
«Sì. Sono uno libero di mente».

4 Ristoranti e Kitchen Sound su Sky, Cuochi d'Italia su TV8: a chi dice che o si fa il cuoco o si sta in televisione, cosa risponde?
«Che criticassero poco. Bisogna stare in cucina, ma si deve anche comunicare altrimenti ci si trova con il ristorante vuoto».

Novità in arrivo?
«Aprirò un altro locale. Ma non dico altro».

Un consiglio a chi inizia?
«Di pulire tante cipolle e carciofi. Quando ho cominciato c'era la voglia vera. Oggi si pensa che si diventa famosi in un attimo».

Il tatuaggio più figo che ha?
«L'ho fatto a NYC. È l'iniziale di mia moglie, W, con la data del matrimonio».
Ultimo aggiornamento: Lunedì 15 Aprile 2019, 09:10
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