"Natale in casa Cupiello" al Teatro Argentina fino al 4 gennaio: il classico sorprende

"Natale in casa Cupiello" al Teatro Argentina fino al 4 gennaio: il classico sorprende

di Silvia Natella
Sorprende e scuote il Natale in casa Cupiello di Antonio Latella, una versione del classico di Eduardo De Filippo innovativa e allo stesso tempo fedele al testo. Spettacolo così visionario da lasciare sbigottiti e incantati, riempie gli occhi e arriva dritto alle viscere. 

Latella, geniale nella rilettura di alcuni tra i capisaldi del repertorio teatrale tradizionale, ripone in un cassetto l’ambientazione anni Trenta, ma non trascura nulla del testo originale. L’attenzione a Eduardo scrittore è maniacale: gli attori citano persino gli accenti, a cui fanno corrispondere movimenti ben precisi. 

I tre atti sono concepiti in maniera ben distinta. All’inizio gli attori sono schierati in proscenio come davanti a un plotone di esecuzione, bendati e in abiti scuri. Ciechi come tanti Edipo danno voce all’unisono alle didascalie dell’autore; sono coro tragico fino a quando non si tolgono la maschera e conquistano la dignità di personaggio. Spicca il protagonista Luca Cupiello, interpretato dal puntuale Francesco Manetti. Nel ruolo che fu proprio di Eduardo ha occhi aperti e scandisce il tempo recitativo con un bastone. Accanto c'è la moglie Concetta, una straordinaria Monica Piseddu, degna erede nella voce e nello sguardo di Pupella Maggio. Sopra il cast incombe una gigantesca stella cometa, simbolo del presepe realizzato dal capofamiglia. 

Il secondo atto rompe la staticità: gli attori corrono frenetici recando gli animali feticci del presepe, che finiscono ammassati nel carro trainato da Concetta. La Madre Coraggio brechtiana porta sulle spalle i resti di un ideale di famiglia ormai in crisi e a cui il marito non sa rinunciare. L'adulterio della figlia, “casus belli” della commedia, è così forte da sfociare nella simulazione di uno stupro ed è tra le scene che fecero gridare allo scandalo due anni fa. In sottofondo solo un paio di note, secche e ripetitive, e di tanto in tanto la voce autentica di Eduardo che irrompe. 

Il terzo atto è la sublimazione iconografica, una perfetta raffigurazione della natività arricchita sul finale dalla presenza di un bue e di un asinello veri. La luce di un faro illumina, come in un quadro di Caravaggio, tutti i personaggi riuniti attorno a un Cupiello morente che giace in una mangiatoia come Gesù Bambino. Il protagonista è ormai parte integrante di quella natura morta allestita ogni anno contro la volontà dei suoi familiari. È il trionfo della finzione: uomini che imitano le donne e registri interpretativi non più naturali, ma propri del canto lirico e dello spot televisivo. Punte da incubo sino a un epilogo crudo e inaspettato: Cupiello viene ucciso da suo figlio Tommasino, che finalmente ha accettato il presepe. 

 
Ultimo aggiornamento: Martedì 3 Gennaio 2017, 16:08
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