'L'uomo dal fiore in bocca', Gabriele Lavia approda al Franco Parenti

'L'uomo dal fiore in bocca', Gabriele Lavia approda al Franco Parenti

di Olga Battaglia
Una notte, una stazione, una sala d'aspetto dove convergono i destini casuali di viaggiatori che partono e arrivano. 
Due di loro si incontrano e si mettono a parlare.

Uno sa di essere prossimo alla morte, condannato da un male senza appello e per questo cerca nel dettaglio quotidiano un possibile disegno superiore che giustifichi la vita al cospetto della sua fine, l'altro è un pacifico signore che non ha motivo per tormentarsi con problemi esistenziali. Il loro è un dialogo su più livelli, misterioso e sorprendente che rimette in gioco tutti i grandi temi pirandelliani: il dubbio, la paura, la maschera che la esorcizza, il dilemma irriducibile tra essere e apparire. 

Dopo Sei personaggi in cerca d'autore e l'incursione brechtiana di Vita di Galileo, Gabriele Lavia torna allo scrittore siciliano firmando e interpretando (con Michele Demaria e Barbara Alesse) L'uomo dal fiore in bocca da stasera al Teatro Franco Parenti. Un grande classico del teatro che continua a fornire spunti e suggestioni ad artisti irrequieti, in questo caso prestandosi a innesti da altre novelle pirandelliane per una ricognizione in equilibrio tra amore e morte. 
Gran dispiego scenografico, con la sala d'attesa disegnata da Alberto Camera in un'imponente struttura alta 9 metri, in legno di pioppo e vetrate, con un enorme orologio che ha smesso di funzionare. «La morte - dice Gabriele Lavia - non è qualcosa che ci salta addosso e possiamo scacciare. No, la morte quando entra in noi è invisibile». 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 8 Febbraio 2017, 10:00
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