Lory Del Santo: "Quella copertina di Playboy? Per me un privilegio"

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di Nicole Cavazzuti
«Con la morte di Hugh Hefner si chiude un’epoca. Personaggio carismatico e anticipatore dei trend, ebbe l’intuizione geniale di creare una rivista erotica che puntava sull’eleganza e sull’intimità nei primi anni 50, quando la rivoluzione sessuale era ancora lontana. Da allora, Playboy è stato un punto di riferimento prestigioso. Oggi però si possono visitare piattaforme digitali hard-core gratuite, il modello di business di Playboy è diventato obsoleto». Chi parla è Lory Del Santo, Playmate copertina del numero di dicembre 1984 dell’edizione italiana. «All’epoca apparire sulla copertina di Playboy rappresentava un riconoscimento del proprio valore ed era considerato un privilegio. Significava, insomma, essere hot dal punto di vista pubblicitario e mediatico. Era un’opportunità riservata solo ai volti davvero famosi, come Ornella Muti, Ornella Vanoni, Iva Zanicchi, Patty Pravo e Barbara Bouchet. Non come accadeva negli ultimi tempi, quando bastava essere carine e spogliarsi un po’ per ottenere la cover».
 

Non ebbe alcuna esitazione nell’accettare la proposta?
«No. Playboy era garanzia di foto di nudo artistiche, di alta qualità. Era lussuoso, patinato, curato e mai volgare a differenza di altre riviste nate sull’onda del suo successo, come Penthouse. Posare per Playboy era una vetrina eccezionale, nonché un’occasione per guadagnare un bel gruzzolo di soldi».

Quanto guadagnò?
«Ho dimenticato la cifra concordata per quel servizio, ma era un cachet importante, nonostante avessi imposto la clausola del nudo parziale. Ricordo invece chiaramente che Penthouse mi aveva offerto 15 milioni di lire per un servizio. In quel caso rifiutai, nonostante all’epoca quel denaro mi avrebbe fatto comodo, perché non mi piaceva lo stile della rivista, troppo spinto».

E sua madre come reagì nel vederla a seno nudo su Playboy?
«Non ne parlammo mai. So che aveva visto la copertina, ma mamma non ha mai sostenuto le mie scelte professionali e per anni non ci siamo parlate. I nostri rapporti si sono ricuciti solo da poco. Profondamente religiosa, per lei era inaudito e immorale posare per foto di nudo».

Anche il movimento femminista ha osteggiato Playboy…
«Non ho mai condiviso le polemiche delle femministe. Hefner è stato il promotore di una nuova visione dell’eros e di una cultura della sessualità senza repressioni. Per me, emancipazione significa tra le altre cose farsi pagare per esibire il proprio corpo in modo libero. E credo che la libertà sessuale delle donne passi anche dal diritto di poter usare il proprio corpo a fini commerciali».

Hai mai conosciuto Hugh Hefner?
«No, mai. Peccato, mi sarebbe piaciuto. Era un uomo carismatico, che è riuscito a non cadere mai nell’ambiguità e a mantenere un atteggiamento elegante. In America, negli anni ’80, era davvero un mito. Ai tempi in cui vivevo a New York con Eric Clapton ricordo che una sera uscimmo con David Bowie e una sua amica, futura Playmate. Ecco, lei non la smetteva più di parlare del suo prossimo servizio tanto era entusiasta e gratificata». 


 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 29 Settembre 2017, 12:21
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