Renzo Rubino, ecco il nuovo album: "Dovevo tornare alle mie origini, il successo è pericoloso"

Renzo Rubino, ecco il nuovo album: "Dovevo tornare alle mie origini, il successo è pericoloso"

di Massimiliano Leva
Risponde mentre è fermo in coda verso Roma, dove giovedì 20 aprile ha iniziato il suo nuovo tour sul palco del Quirinetta. Renzo Rubino arriva in macchina dalla Puglia. Lì, in un casolare di campagna, negli ultimi tre anni ha scritto le canzoni del suo ultimo album Il gelato dopo il mare. «Avevo bisogno di tornare con i piedi per terra, nella mia terra», racconta. 

Trentanove anni, è una delle voci giovani della canzone italiana: bravo, curioso, umile, ha partecipato nel 2013 a Sanremo, classificandosi terzo nella categoria Giovani, poi una seconda volta nel 2014, arrivando terzo con Ora. Due settimane fa ha pubblicato il suo quarto disco. 

«Dovevo prendermi una pausa sabbatica, tornare dove sono nato, riappropriarmi di una pace interiore. Avevo aspettative diverse di quello che è fare musica: prima di trovare il successo suonavo per strada e non guadagnavo nulla. Ma così lo scambio di emozioni era tutto. Ma poi ho scoperto che essere famoso è a volte quasi soffocante, che si perde il contatto con la voglia di raccontare. Sono tornato e ho ricominciato dalle piccole cose, senza pensare di scrivere un altro disco. Le canzoni sono venute da sé, dense di quella che io chiamo la libertà di espressione».

Il gelato dopo il mare è un disco intimo, cantautorale, verrebbe da dire. «Ma per uno come me la parola cantautore è qualcosa di troppo, troppo grande», spiega. «Non perché io non ami i cantauori, anzi: Domenico Modugno ce l'ho nel cuore. Come Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Fabrizio De André. È che questi mostri sacri sono troppo, troppo grandi. Io scrivo le mie canzoni come se fossi solo un regista delle mie emozioni. Lo sgorgare dell'ispirazione è qualcosa che arriva da solo: io dirigo, anche dal vivo».

A proposito di concerti, per il suo nuovo tour il 26 aprile anche a Genova, il 27 a Firenze e il 12 maggio a Milano dice: «Salire sul palco è la dimensione artistica che preferisco. A essere sincero ho sempre avuto difficoltà a fare album, ho sempre voluto che avessero un aspetto live, che è sicuramente l'occasione che mi dà più energie. Con Il gelato dopo il mare ci sono riuscito: abbiamo registrato tutte la ritmica delle canzoni in presa diretta, senza metronomi, come se davvero fossimo su di un grande palco».

E se potesse paradossalmente scegliere tre artisti con cui dividere il palco? «Direi Dalla, che un po' è come un angelo custode, poi Ivan Graziani e Benjamin Clementine. L'ho visto poco tempo fa. Un artista di nicchia eppure c'erano duemila persone ad applaudirlo».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 26 Aprile 2017, 08:40
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