Gianni Simioli presenta il concerto dopo i videoauguri di Lino Banfi, Massino Ranieri, Peppino Di Capri, Cristina Donadio. Nella voce di Nino l'emozione corre il rischio di diventare incrinatura, poi è subito il coro della sua gente. Tre, forse, più generazioni unite. Forse anche due Napoli, forse. «Grazie popolo delle mie canzoni, grazie Napoli, grazie stadio che mi ha visto bambino»: in cielo salgono palloni azzurri, la canzone va a braccetto con il tifo. Poi, subito, «'O schiavo e 'o re», il repertorio del D'Angelo più «politico», voce verace della nazione napoletana. Tanti gli striscioni a lui dedicati: «Jammo ja core pazzo», recita uno. E un altro: «Sempe cu te Nino».
D'Angelo recita a memoria la formazione del Napoli di Altafini, che perdeva sempre, ora «basta un rinforzo e l'anno prossimo scassiamo tutto». Via con le canzoni dell'era del caschetto: «Batticuore», poi «Fotoromanzo».
E' la volta di «Brava gente» con Franco Ricciardi e Luche': non solo Gomorra, oltre Gomorra.
Ode alla «brava gente» delle terre nere. Ricciardi indossa la maglia del Napoli. Suono newpolitano, etnorap, canto d'appartenenza. Luche' rappa «Into 'o rione»: poesia cruda dell'era Co'Sang. Arriva Sal Da Vinci per il duetto di «Voglio penza' a te».
Toni D'Angelo, figlio di Nino, siede in regia video: il concerto diventerà un dvd. L'amarcord continua: «Sotto 'e stelle», «Pe me tu si'» e «Maledetto treno». Sul maxischermo le immagini dei film anni Ottanta con il caschetto.
Ultimo aggiornamento: Sabato 24 Giugno 2017, 22:15
© RIPRODUZIONE RISERVATA