Dario Fo: "Ho visto un re folle come me".
Elogio di Danimarca, storia e indiani -Video
di Alvaro Moretti
C'è molta famiglia intorno a Dario Fo, qui: il bacio di Franca, le foto e le dediche di un amore lunghissimo e interrotto dalla morte della Rame, due anni fa. C'è il figlio Jacopo, che gli ha fatto scoprire... la Danimarca e sta scrivendo un libro: perché i danesi sono più intelligenti di noi italiani.
Dario Fo, perché Cristiano VII, re riformatore di Danimarca e Norvegia, tra XVIII e XIX secolo?
«Con Jacopo studiavamo questa figura di re che cede terre e poteri, che costringe i notabili e la chiesa protestante a fare altrettanto creando scuole e ospedali per i contadini ancora attivissime ed efficienti: un re che condivide, che rifiuta la pena di morte, eppure capace di reazioni durissime contro chi si oppone alle sue riforme. Ma anche di tornare - dopo - al riformismo. Se non ci fosse stata la realtà, non avrei saputo immaginarla una storia così».
Non doveva essere un romanzo, questo.
«Me ne sono accorto solo scrivendolo che questo era un romanzo. Devi cambiare registro davanti ai personaggi, se vuoi andare al profondo e convincere il lettore a seguirti. Sembrano monologhi, quelli dei protagonisti ma la paura, la felicità sono cose reali. Non fantasia».
Nel libro ci sono disegni originali.
«Guardavo le immagini di personaggi così moderni, liberi, intrappolati in abiti imposti dalle convenzioni dell'epoca: la dimensione plastica di un contrasto da condividere coi lettori».
L'Italia di questi giorni travagliati e duri ha bisogno di un re pazzo?
«C'è bisogno di un re pazzo, eh sì: bisognerebbe che la gente che fa politica potesse travestirsi, ma non per apparire diversi. Il travestimento servirebbe ma per essere veramente se stessi, mentre troppe volte quando si comanda ci si trasforma in altro altro da sè. Il pazzo è pulito. Ma non l'ho scritto perché ce n'era bisogno, anche se pagina dopo pagina mi dicevo: porca miseria, se servirebbe».
Appoggia ancora convintamente Grillo?
«Perché non dovrei farlo? Va avanti secondo gli spazi permessi a lui. La difficoltà è enorme, bisogna avere pazienza. Grillo mantiene un modo completamente diverso di fare politica da quello degli altri partiti che tendono trappole, promettono e non fanno».
Lei e Jacopo siete sempre alla ricerca di storie dimenticate.
«Perché la storia che raccontiamo ai nostri figli a scuola - dice in coro col figlio - è noiosa. In Brasile 30 mila schiavi si fecero esercito e batterono i colonizzatori, poi scapparono nella foresta: 300 anni dopo hanno scoperto degli africani con abiti del '700 in piena Amazzonia, che vivevano in pace e nessuno ne sapeva niente. Ora stiamo scrivendo degli indiani Seminole della Florida: unici pellerossa a non aver mai firmato trattati, figli di una società matriarcale, indipendenti grazie all'abilità nel gestire il settore del gioco d'azzardo. O la favola vera del Duomo di Modena, costruito dal popolo per il popolo».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 13 Ottobre 2016, 10:24
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