Terence Hill: "Ho saputo della morte di Bud ad Almeria, dove ci siamo conosciuti nel 1967" -Guarda

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Folla e un grandissimo applauso ha salutato l'ingresso del feretro alla Chiesa degli Artisti a Piazza del Popolo a Roma dove stanno cominciando i funerali di Carlo Pedersoli, l'attore Bud Spencer.

Una grande folla si è radunata da tempo e un banda suona la musica dei suoi film. Tra i primi ad arrivare, anche Terence Hill entrato da una scala laterale per evitare l'assedio delle telecamere. Commosso, è entrato in silenzio non rispondendo ai giornalisti. Tra gli altri ci sono Dario Argento, Nino Benvenuti, Giovanna Ralli e i fratelli Vanzina.
 
 


Il ricordo incredibile di Terence Hill. «Con Bud c'era la gioia e so già che quando ci rincontreremo le prime parole che mi dirà saranno 'noi non abbiamo mai litigato!'». Così Terence Hill, commosso ma anche sereno nel ricordare con gioia l'amico, ha chiuso il suo breve intervento alla fine del funerale di Carlo Perdersoli, Bud Spencer, che si è tenuto questa mattina alla Chiesa degli Artisti di Roma. «Bud ogni volta che ci vedevamo o che mi invitava a mangiare gli spaghetti a casa sua mi ricordava che non avevamo mai litigato - ha aggiunto -. La ragione è che ci rispettavamo e ci amavamo e insieme ci divertivamo».

Hill che è intervenuto dopo i ricordi, fra gli altri dei figli di Carlo Pedersoli, ha reso omaggio a Bud Spencer raccontando anche la prima volta che si sono incontrati sul set di 'Dio perdona, io no'. «Carlo stava girando un film in Spagna con Giuseppe Colizzi, 'Il cane il gatto e la volpe' (primo titolo di quello che poi è diventato 'Dio perdona io no', ndr). Bud era il cane e l'attore che rappresentava nella storia il gatto si ruppe una gamba allora mi chiamarono per sostituirlo. Appena arrivato sul set Colizzi mi ha detto 'spogliati', mi ha dato la maglia, il cappello e la pistola e mi ha presentato Carlo. La prima scena è stata subito una scazzottata. In quel film abbiamo inventato anche il modo di cadere, che poi abbiamo insegnato al 'messicanò del film 'Lo chiamavano Trinità' che di botte ne prendeva tante». E ha spiegato «vi ho raccontato questo aneddoto divertente, perché quando Giuseppe (figlio di Carlo Pedersoli, ndr), mi ha chiamato per dirmi che Bud era morto io ero ad Almeria nello stesso identico posto dove ci siamo incontrati la prima volta. Dopo il dispiacere e il dolore è arrivata una grande calma perché ho capito che niente succede per caso».



 
Ultimo aggiornamento: Venerdì 1 Luglio 2016, 10:57
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