Caso Weinstein, accuse a Matt Damon e Russell Crowe: «Hanno insabbiato un'inchiesta sul produttore». Ma c'è la smentita
di Giacomo Perra
Nello specifico, stando a quanto raccontato dalla Waxman, che all’epoca lavorava per il New York Times, nel 2004, Damon e Crowe, star di alcuni importantissimi film finanziati proprio da Weinstein, mollato, dopo lo scandalo, anche dalla moglie e accusato di violenze, fisiche o psicologiche, pure da Asia Argento, Angelina Jolie e Gwyneth Paltrow, avrebbero telefonato alla reporter per chiederle di escludere dalla sua indagine, ormai prossima alla pubblicazione, alcuni brani scomodi relativi alla vita del potente manager.
Ma cosa conteneva di così tanto scomodo questa inchiesta? Semplice: a suo dire, nel suo articolo, poi, a quanto pare, pesantemente censurato, la giornalista aveva scritto di una donna pagata dopo un incontro sessuale non voluto con Weinstein. «Aveva paura di parlare perché aveva firmato un accordo di riservatezza».
Riportata da vari media, la “bomba” della Waxman è però stata prontamente smentita da Dean Baquet, attuale Executive Editor del New York Times, il quotidiano che, tra l’altro, con le sue rivelazioni, ha fatto scoppiare il caso Weinstein: «I due top editor di allora, Bill Keller e Jill Abramson, non ricordano di aver subito alcuna pressione riguardo la storia della signorina Waxman - si legge in un comunicato -. Il suo editor diretto, Jonathan Landman, sostiene che semplicemente lei non aveva la storia. Sono sicuro che la signorina Waxman credeva di avere una storia ma, se leggi la sua stessa descrizione, lei non aveva nulla di nemmeno paragonabile a ciò che abbiamo pubblicato la scorsa settimana. Lei aveva solo una dichiarazione - non registrata - da parte di una donna».
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 11 Ottobre 2017, 20:13
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