European Hospital Roma, l'8 marzo un regalo alle donne: per la loro festa screening gratuito per la riproduzione

European Hospital Roma, l'8 marzo un regalo alle donne: per la loro festa screening gratuito per la riproduzione
Una mimosa e un sogno da realizzare, così quest'anno European Hospital di Roma vuole festeggiare la donna nella giornata dell'8 Marzo. Dando la possibilità alle sue pazienti di effettuare pochi e semplici esami che costituiscono il punto di partenza per avere un figlio. In maniera assolutamente gratuita.

A spiegare l'importanza di una simile iniziativa è il Prof.Ermanno Greco, Direttore scientifico del Centro di Medicina e Biologia della Riproduzione.

Da dove nasce l'idea di uno screening per la riproduzione femminile?

“E’ ormai arrivato il tempo di prendere seriamente in considerazione quello che i dati ISTAT dicono: siamo tra i Paesi in Europa dove nascono meno bambini e tra quelli in cui l’età media delle donne al primo parto è più elevata”.

Di che età parliamo?

“ Le madri over 40 sono sempre più in aumento e questo grazie anche ai programmi di ovodonazione e particolarmente elevato è anche l’aumento delle quote di donne che hanno più di 40 anni quando hanno il loro primo figlio . Al contrario diminuiscono sempre di più le madri fino a 24 anni . Se dunque le italiane e gli italiani non cominceranno a prendersi cura della propria fertilità, l’Italia sarà destinato a diventare un Paese sempre più composto da anziani. Le previsioni per il 2050 sono queste: il 12,6% di persone con età inferiore a 15 anni, il 54,4% nella cosiddetta fascia di età attiva (da 15 a 64 anni), un terzo di residenti con 65 anni ed, infine, il 7,6% di persone con 85 anni e più”.

Quando è opportuno intervenire?

“Mediamente una donna che non riesce ad avere una gravidanza consulta uno specialista dopo circa un anno e mezzo di tentativi non protetti. Ma mentre questo potrebbe essere accettabile per una donna con una età inferiore ai 30 anni non lo è più per una donna con una età superiore. L’età femminile gioca infatti un ruolo fondamentale sulla capacità riproduttiva. Le giovani donne devono sapere che la “finestra fertile” femminile è limitata e che la qualità degli ovociti si riduce al crescere dell’età particolarmente dopo i 35 anni, quando concepire un bambino diventa progressivamente sempre più difficile.

Come cambia la riproduzione femminile dopo i 35 anni?

“La Società Europea della Riproduzione Umana(ESHRE) definisce “età materna avanzata”un età superiore ai 36 anni. Pochi sanno che l’invecchiamento femminile produce un aumento delle alterazioni cromosomiche ovocitarie che determinano contemporaneamente un decremento della fertilità naturale ed un aumento delle percentuali di aborto nel primo trimestre di gravidanza od un mancato impianto degli embrioni nei programmi di fecondazione in vitro”.

Cosa cambia tra un uomo e una donna?

“La possibilità di valutare la salute genetica degli embrioni mediante la tecnica di diagnosi preimpianto (PGS ) ci ha fatto constatare cose prima del tutto sconosciute : tra i 30 ed i 35 anni circa il 50% degli embrioni risulta essere cromosomicamente malato e che tale percentuale raggiunge circa 80% all’età di 40 anni e circa il 91% all’età di 44 anni. Inoltre a differenza dell’uomo che ogni 72 giorni circa produce un nuovo lotto di spermatozoi la donna nasce con un pool ben determinato di ovociti che nel corso della vita riproduttiva piano piano non solo si esaurisce ma che è anche sempre più esposto ai fattori tossici ambientali (radicali liberi)che ne alterano la qualità”.

Quante sono le coppie con problemi nella riproduzione?

“Una su cinque. Su 10 coppie il 20% circa ha difficoltà a procreare per vie naturali. Venti anni fa la percentuale era circa la metà e il 40% delle cause di infertilità riguarda prevalentemente la componente femminile, l’altro 40% riguarda la componente maschile ed un 20% invece è di natura mista. Negli ultimi 50 anni il numero di spermatozoi nel maschio si è ridotto della metà mentre negli ultimi 30 anni l’età media al concepimento in ambo i sessi è aumentata di quasi 10 anni, sia per l’uomo che per la donna”.

Anche la società quindi sta cambiando?
“ Da studi pubblicati recentemente la possibilità di ottenere bambini è diminuita sensibilmente per ogni specifica fascia di età dal 1901 ad oggi. Poca informazione e scarsa presa di coscienza di tali fenomeni ritardano le cure e aumentano il rischio di insuccesso. Meno del 50% delle persone sanno infatti che l’età è il fattore prevalente nel determinare la fertilità femminile ingannate anche dal fatto che spesso chi ottiene gravidanze in età avanzata non rivela di aver effettuato programmi di ovodonazione, contribuendo ulteriormente alla disinformazione”.

Manca ancora una giusta informazione?

“Uno dei fattori che peggiorano la possibilità di risoluzione della infertilità è anche la bassa coscienza del problema da parte delle stesse coppie infertili, che si riflette nella bassa richiesta di aiuto medico. Da una revisione dei surveys internazionali di popolazione risulta che la percentuale di coppie infertili che chiede aiuto medico è in media del 56.1% (range 42.0-76.3%) nei paesi sviluppati, e soltanto il 22.4% viene curato”.

Che cosa offrite all'European Hospital per la Festa della Donna?

“Abbiamo voluto mettere a disposizione della donna , in questa data simbolica, pochi e semplici esami che costituiscono la base principale,non invasiva da cui partire .Si chiamano conta dei follicoli antrali ed ormone antimulleriano,un ormone prodotto direttamente dalle uova (ovociti). Il primo si effettua con ecografia trans vaginale, il secondo con prelievo di sangue”.

Che cosa andate a indagare?

“Entrambi i tests soprattutto se effettuati in maniera congiunta si prefiggono di valutare la cosiddetta “riserva ovarica”ossia,ossia lo stato del pool ovocitario ,detto in maniera più semplice quante sono le uova che la donna allo stato possiede. Questi tests corrispondono in un certo senso allo spermiogramma maschile in cui viene valutato il numero degli spermatozoi. Si tratta di test quantitativi e non qualitativi che però già permettono di stabilire quanto si può aspettare o se già è il caso di intervenire. Infatti la possibilità oggi di congelare i propri ovociti, tecnica particolarmente efficace sotto i 35 anni di età, dà ancora maggiori changes riproduttive a chi ancora non ha deciso di avere un bambino(social freezing) o a chi invece è stato colpito da una patologia oncologica(oncofreezing)E’ chiaro che la semplice conta follicolare non individua completamente la capacità di fecondare naturalmente in cui la valutazione dello stato tubarico rappresenta un ulteriore step ma sicuramente è in grado di fornire un primo dato essenziale per informare e prevenire”.

Fin dove arriva la medicina riproduttiva?

“Oggi la medicina della riproduzione, mentre è in grado di intervenire in moltissime patologie, non può fare nulla o poco quando il numero delle uova diminuisce o quando l’età femminile è particolarmente avanzata anche se si ricorre alla fecondazione in vitro. Una riduzione della riserva ovarica si può avere eccezionalmente anche nella donna giovane e qui riveste un ulteriore opera di prevenzione perché può essere determinata da una malattia genetica grave detta Xfragile che produce deficit mentale in un figlio maschio”.

Come agire?

“La funzione riproduttiva va difesa fin dall’adolescenza evitando stili di vita scorretti e cattive abitudini (come ad esempio il fumo di sigaretta e l’alcool), particolarmente dannose per gli spermatozoi e per gli ovociti. E’ essenziale inoltre evitare, fin dall’ infanzia, l’obesità e la magrezza eccessiva e la sedentarietà, oltre a fornire strumenti educativi ed informativi agli adolescenti per evitare abitudini che mettono a rischio di infezioni sessualmente trasmesse o gravidanze indesiderate”.





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Ultimo aggiornamento: Giovedì 9 Marzo 2017, 14:08
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