San Pietroburgo, bombe nella metro: 14 morti. «In azione kamikaze kirghiso»

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Un attentato «terrificante» ha sconvolto San Pietroburgo, l'antica capitale degli zar e città natale di Vladimir Putin, proprio nel giorno in cui il presidente russo era in zona per l'incontro con il collega bielorusso Alexander Lukashenko. Un vagone della linea blu del metrò è stato sventrato da un'esplosione mentre correva fra le stazioni Tekhnologicheskiy Institut e Sennaya Ploshchad causando, secondo il governo, almeno 14 morti e 45 feriti, 13 dei quali gravi.
 
 

A compiere l'attentato sarebbe stato un kamikaze di nazionalità russa e di origine kirghisa. Lo ha reso noto il comitato di stato kirghiso per la sicurezza nazionale. L'agenzia di intelligence ha precisato che sta cooperando nelle indagini con le autorità russe. Il Comitato Investigativo Russo ha intanto reso nota l'identità dell'autore dell'attentato: si tratta del 22enne Akbarzhon Jalilov (è nato il 1° aprile del 1995). Il suo Dna è stato rinvenuto sulla borsa in cui era contenuto l'ordigno rinvenuto nella stazione di Ploshchad Vosstania (inesploso). Secondo gli investigatori Jalilov è l'unico autore dell'attentato.

Un secondo ordigno, mascherato da estintore, è stato rinvenuto in una terza stazione, la Ploshchad Vosstaniya, ed è stato disinnescato dagli artificieri: si trattava di una bomba ben più potente - un chilo di tritolo - di quella usata nel vagone della metropolitana ma di fattura simile, ovvero zeppa di «corpi lesivi» (biglie e chiodi mozzati) utilizzati per massimizzare l'impatto mortifero.

Questa mattina la stazione Sennaya Ploschad, quella dell'attentato di ieri, è stata chiusa nuovamente in seguito ad un allarme scattato per una telefonata anonima. I servizi di sicurezza stanno eseguendo dei controlli. Sempre in mattinata anche la stazione Dostoyevskaya nel centro della città è stata chiusa, a causa del ritrovamento di un oggetto sospetto nei pressi dei binari. Gli artificieri stanno compiendo verifiche. «Gli agenti stanno controllando la stazione Sennaya Ploshchad», ha detto il servizio stampa del ministero delle Emergenze. «La stazione è chiusa, i treni procedono senza fermarsi», ha aggiunto.

Il Comitato Investigativo russo nel pomeriggio di ieri ha comunque confermato di aver lanciato un'indagine per «terrorismo» ma ha sottolineato che ogni altra ipotesi verrà analizzata. Le piste privilegiate, ad ogni modo, sono quella «estremista», dunque di matrice islamica, e quella «nazionalista». La polizia, sulle prime, aveva detto di essere sulle tracce di due attentatori ma in serata - stando a quanto riporta Interfax - gli inquirenti si sono convinti che ad agire sia stato un solo uomo. Ovvero il kamikaze, che prima avrebbe lasciato l'ordigno-estintore alla Ploshchad Vosstaniya e poi sarebbe salito sul treno, dove si è fatto esplodere. Il Comitato investigativo russo afferma iche l'esplosione sarebbe stata causata da un uomo, «i cui resti sono stati rinvenuti nel terzo vagone del treno della linea blu
».

L'ordigno nascosto nell'estintore - quello inesploso e ritrovato dagli inquirenti alla fermata Ploshchad Vosstania - «doveva essere attivato da un telefono cellulare e non da un meccanismo a orologeria».
Circostanza che porta gli inquirenti a «non escludere» che pure la bomba esplosa sul vagone della metro possa essere stata innescata «a distanza» dai complici dell'attentatore, che forse «controllavano i suoi movimenti».


Stando a Fontanka, portale di San Pietroburgo, l'attentatore - i media hanno mostrato anche immagini prese dalle telecemere di un giovane con un parka rosso, cappello blu ed occhiali - avrebbe già un nome: Maxim Arishev, 22enne kazako. La certezza però verrà solo con l'esame del Dna. Tramontata poi anche l'ipotesi 'dell'uomo con la barba', la cui immagine - l'identikit tipo dell'estremista islamico - era stata diffusa dai media russi come uno dei possibili responsabili dell'attentato: il sospettato si è infatti presentato alla polizia e ha detto di non aver nulla a che fare con la tragedia di oggi. «Un aspetto fin troppo convincente», aveva d'altra parte commentato su Facebook Gleb Pavlovsky, ex spin-doctor del Cremlino e ora critico di Putin. Il suo scetticismo sembra aver avuto ragione.

Il presidente russo poco dopo l'attentato ha espresso le «condoglianze» alle vittime e ha assicurato che le autorità condurranno indagini a tutto campo. In serata si è poi recato nei pressi della fermata Tekhnologicheskiy Insitut e ha deposto una corona di fiori in memoria delle vittime, senza però rilasciare dichiarazioni. Secondo Pavel Felgenghauer, esperto militare e di sicurezza, il timore è che ci si trovi di fronte a uno 'sciame terroristico', dalle conseguenze politiche potenzialmente
«profonde». Il Paese, d'altra parte, è appena stato scosso da un'ondata di proteste, in cui molti russi, in maggioranza giovanissimi, si sono scagliati contro la corruzione.

«Le autorità - ha spiegato - potrebbero voler sfruttare l'attentato per sopprimere ogni tentativo di manifestazione». L'ipotesi non è del tutto campata per aria. In tv si sono già udite alcune voci - come lo scrittore Alexander Prokhanov - che hanno legato l'attentato alle proteste, individuando in una misteriosa »fonte estera« la regia di entrambi gli eventi. L'obiettivo sarebbe quello di «destabilizzare il Paese» nell'anno che precede le elezioni presidenziali, previste per il marzo del 2018.

Dall'Italia, intanto, sono arrivati messaggi di cordoglio dal premier Paolo Gentiloni e dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che a giorni sarà in visita ufficiale a Mosca. Al momento non si ha alcuna segnalazione di italiani che non siano in contatto con le famiglie, ma per escludere con certezza il coinvolgimento di connazionali bisognerà probabilmente aspettare. 

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 5 Aprile 2017, 15:36
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