Migranti, sull'accoglienza braccio di ferro Italia-Usa al G7

Migranti, sull'accoglienza braccio di ferro Italia-Usa al G7

di Marco Conti
dal nostro inviato

TAORMINA «Non si possono affrontare da soli le sfide della globalizzazione». «I nostri popoli avvertono sempre più la indivisibilità dei destini dell'umanità e avvertono altresì la responsabilità di poter condividere una piattaforma di valori che rispetti la dignità di ogni singola persona». Sergio Mattarella prova a scuotere Donald Trump durante la cena offerta ai Capi di Stato e di governo riuniti a Taormina per il vertice G7. I calici si levano per il brindisi ma il tintinnio di bicchieri non nasconde i mugugni di una giornata combattuta «sei contro uno», come ha rivelato la Merkel.

GLI SCHIERAMENTI
Quell'uno è Donald Trump che al suo primo appuntamento multilaterale mostra molti dei suoi limiti a discutere di problemi globali senza alimentarsi dei temi sventolati in campagna elettorale. Una fatica doppia per la presidenza italiana e per Paolo Gentiloni che ha faticato non poco a mettere in contatto due mondi distantissimi tra loro. Lingue diverse tra Trump e l'Europa più il Canada. Con il Giappone di Shinzo Abe preoccupato di non irritare troppo l'alleato americano ora che la minaccia nordcoreana si è fatta più concreta.

E così l'impatto dei cinque con Trump è stato il primo problema con il quale il compassato Gentiloni ha dovuto fare i conti. Un vertice in salita che prima di iniziare ha dovuto fare i conti con lo scontro sul surplus commerciale tra Trump e Germania. Poi le frizioni sul clima con Macron che ha chiesto di sfilare il tema dalle conclusioni. Sul punto più facile, il terrorismo, l'accordo è stato facile. Molto più la dura la trattativa sui migranti. Un tema che ha rischiato di finire in due righe nel comunicato sul terrorismo e che invece l'Italia è riuscita a sfilare puntando sull'attentato di Manchester e sulla voglia del primo ministro inglese di rientrare in patria.

Di migranti si parlerà nelle conclusioni di oggi, ma lo scontro sul testo da inserire nel comunicato finale è andato avanti tutta la notte. Da una lato gli americani concentrati solo sulla sicurezza, dall'altro lato Italia, Francia, Germania e persino il Regno Unito pronti a valutare anche gli aspetti legati alla solidarietà e alla cooperazione considerati importanti per sradicare il fenomeno. Per l'Italia, che ha voluto organizzare il G7 nella regione che per prima accoglie chi sbarca, passi indietro non sono accettabili. Quindi meglio asciugare e limare il testo della dichiarazione finale che accettare passi indietro nel considerare il problema come questione globale, da affrontare insieme anche dal lato della distribuzione di chi arriva in Occidente scappando da guerre e carestie.

L'EQUILIBRISMO DEL PREMIER
Sul commercio e sugli scambi globali, l'equilibrismo di Gentiloni e dello staff di sherpa che hanno lavorato tra Taormina e Roma ha giocato di sponda con la scaltrezza del presidente della Commissione europea. Juncker ha ricordato a Trump che la materia commerciale è competenza dell'Europa e che quindi la materia non è disponibile se non dopo valutazioni comunitarie.

E così, al termine di una giornata molto faticosa, Gentiloni si dice «soddisfatto» per aver avuto il pieno sostegno nell'impegno alla lotta al terrorismo. Un testo che il presidente del Consiglio ritiene un passo avanti nella condivisione di informazioni tra Stati. Se non fosse che le diffidenze invece di diminuire sembrano aumentare perché, come ha detto il presidente della Repubblica, questo «è il tempo delle urgenze», ma ognuno sembra avere la propria.

 
Ultimo aggiornamento: Sabato 27 Maggio 2017, 08:11